Ucraina, nuovo accorato appello di Papa Francesco: “In nome di Dio fermatevi! Pensate ai bambini”.

Tweet del pontefice in 11 lingue, tra cui anche in ucraino e  russo. Inoltre, nell’omelia tenuta nel pomeriggio ha voluto anche insistere sul valore della preghiera, per costruire una speranza di pace

Redazione

“Mai la guerra! pensate soprattutto ai bambini, ai quali si toglie la speranza di una vita degna: bambini morti, feriti, orfani; bambini che hanno come giocattoli residui bellici…In nome di Dio fermatevi!”.

Lo dice Papa Francesco in un tweet chiedendo di pregare per l’Ucraina. Il messaggio è diffuso, oltre che nelle nove lingue ufficiali dell’account del Papa, anche in russo e in ucraino.

Nel contempo la rivista internazionale della Compagnia di Gesù, La Civiltà Cattolica ha deciso di lanciare ieri l’hashtag #Fermatevi, una campagna social che sta raccogliendo, in pochissimo tempo, numerose adesioni.

Sulla preghiera e sulla pace, evidentemente intrecciate nel cuore dei cristiani, Papa Francesco è tornato ancora nell’omelia della messa che ha presieduto in forma privata, ieri pomeriggio, nella chiesa del Santissimo Nome di Gesù a Roma. “Forse la forza dell’abitudine e una certa ritualità ci hanno portati a credere che la preghiera non trasformi l’uomo e la storia. Invece pregare è trasformare la realtà. È una missione attiva, un’intercessione continua. Non è distanza dal mondo, ma cambiamento del mondo. Pregare è portare il palpito della cronaca a Dio perché il suo sguardo si spalanchi sulla storia”, ha osservato il Pontefice, per il quale “ci farà bene domandarci se la preghiera ci immerge in questa trasformazione; se getta una luce nuova sulle persone e trasfigura le situazioni. Perché se la preghiera è viva, ‘scardina dentro’, ravviva il fuoco della missione, riaccende la gioia, provoca continuamente a lasciarci inquietare dal grido sofferente del mondo. Chiediamoci come stiamo portando nella preghiera la guerra in corso”.

“Prendere in mano ogni giorno la nostra chiamata personale e la nostra storia comunitaria; salire verso i confini indicati da Dio uscendo da noi stessi; pregare per trasformare il mondo in cui siamo immersi”, ha ricordato il Santo Padre. “Siamo spesso tentati, nella Chiesa e nel mondo, nella spiritualità come nella società, di far diventare primari tanti bisogni secondari” – ha avvertito — È una tentazione di ogni giorno. Rischiamo, in altre parole, di concentrarci su usi, abitudini e tradizioni che fissano il cuore su ciò che passa e fanno dimenticare quel che resta. Quanto è importante lavorare sul cuore, perché sappia distinguere ciò che è secondo Dio, e rimane, da quello che è secondo il mondo, e passa!”.