Accanto alle notizie drammatiche che, purtroppo, ogni giorno ascoltiamo dalla Tv e leggiamo su  giornali e social, il dibattito politico langue ma tuttavia esiste. Dove può, come ovvio. Compresi i  partiti. O meglio, in quel che resta nei partiti. Anche se l’attenzione dei media è comprensibilmente  molto minore rispetto ai periodi di normalità. 

Tra gli avvenimenti più significativi in questo momento ci sono indubbiamente i cosiddetti “Stati  Generali” del partito di Grillo, i 5 stelle. Certo, non è semplice nè facile capire qual’è il dibattito  all’interno di quel movimento/partito. Anche perchè, alla luce del comportamento politico  concreto assunto in questi ultimi due anni, lì dentro può davvero capitare di tutto. Per citare una  sferzante e celebre battuta di Carlo Donat-Cattin lanciata contro i suoi amici/avversari all’interno  della Dc e usata ai tempi degli epici scontri con i “dorotei”, “questi sono capaci, capacissimi,  capaci di tutto”. E in effetti dai 5 stelle ci si può veramente aspettare di tutto. Perchè, almeno  stando ai fatti – almeno quelli importanti e più vistosi – ci troviamo di fronte ad un “non partito”  che è diventato partito; ad un movimento che per anni ha rinnegato qualsiasi forma di alleanza  con i partiti tradizionali e organizzati e lanciando strali contro tutto e contro tutti e poi abbiamo  visto com’è finita; abbiamo assistito ad una lotta furente e chiassosa contro la “casta” e poi,  capitolo vitalizi per gli altri escluso, tutti i benefit e i privilegi dei parlamentari, stipendi compresi,  non sono stati affatto scalfiti; e in ultimo, ma non per ordine di importanza, il capitolo delicato dei  “mandati” e della selezione della classe dirigente. Anche qui, dopo aver attaccato tutto e tutti per  l’attaccamento al potere e agli incarichi, adesso il dibattito è tuttora aperto attorno al fatidico  “secondo mandato”. Ovvero una pratica che vale per tutti coloro che, dopo aver fatto due  mandati parlamentari, dovrebbero adesso cercarsi un lavoro una volta usciti dal Parlamento.  

Ora, al di là delle decisioni che democraticamente verranno assunte da quel partito in questi “Stati  generali”, un fatto è chiaro. E cioè, dopo una serie di capriole politiche e di giravolte  impressionanti, adesso forse è arrivato il momento per pronunciare una parola chiara sulla  prospettiva politica di questo partito. Almeno per il breve/medio termine. E anche e soprattutto  per capire come ci si deve rapportare nel futuro con questo partito. Dal capitolo delle alleanze alla  natura politica di questo partito; da come seleziona e promuove la classe dirigente al come resta  legato al suo profilo politico originario. Che era chiaro e netto, nonchè sbandierato. E cioè, il  profilo antipolitico per eccellenza, anti sistema, anti casta, antiparlamentare. E soprattutto la sua  natura populista e demagogica. Ecco, dagli “Stati generali” si spera che arrivi un progetto politico  chiaro e definito. Non solo per i stelle – quello è un fatto loro, come ovvio – ma anche e soprattutto  per la politica italiana e per coloro che con i 5 stelle pensano di fare un tratto di strada comune.