Nella Newsletter n. 9, appena distribuita per email, l’«Associazione dì amicizia politica» Argomenti 2000 ha provveduto a inserire una breve nota – qui attribuita per comodità al Presidente – che riassume gli elementi principali della condotta tenuta da questa realtà associativa di matrice cattolico democratica in ordine alla questione del Quirinale.

La debolezza dei partiti si riconosce anche nelle contorsioni del dibattito che prelude alla nomina del capo dello Stato. C’è incertezza sul profilo del futuro presidente, la personalizzazione dei partiti non consente di uscire da uno schema sostanzialmente bloccato, salvo invocare un’alternanza in virtù di un bipolarismo che non c’è e di una maggioranza della destra fatta di sondaggi e non di risultati. Avvisaglie pericolose che parlano di una destabilizzazione ulteriore e di un’occasione mancata perché i partiti tornino a fare politica. E questo in un momento in cui la stabilità avrebbe un valore aggiunto nel portare a termine la strategia post Covid.

Abbiamo firmato insieme ad altre associazione una sorta di identikit di come dovrebbe essere il futuro Presidente della Repubblica.  (clicca qui per leggere il documento).

Tuttavia il passaggio dell’elezione del Presidente della Repubblica porta con sé anche altri temi che ci chiedono di guardare avanti verso la fine della legislatura. La sconsiderata riforma del taglio orizzontale dei parlamentari cui, nonostante gli impegni, non ha fatto seguito alcun contrappeso delle modifiche regolamentari o simili (adesso si ventila una riforma costituzionale per abolire il semestre bianco che elimina l’impossibilità di sciogliere le camere negli ultimi sei mesi di mandato presidenziale) purtroppo al calo numerico non è detto che corrisponda un aumento di qualità del personale politico.

Anche se può apparire scontato, dobbiamo ribadire come oggi in crisi sia la stessa democrazia. È in crisi nella percezione comune, nell’arretramento delle conoscenze, nella distanza siderale dall’esperienza di coloro che sono usciti dalla guerra e hanno combattuto per la democrazia. C’è carenza di senso civico e quindi dello stato. Senza la coscienza dei cittadini, le istituzioni da sole non possono svolgere il loro compito. Il calo costante di partecipazione elettorale è un indicatore troppo sottovalutato. A preoccuparsi dovrebbero essere i cittadini perché chi fa politica di professione, tutto sommato può essere agevolato dal contrarsi del corpo elettorale eppure il percorso democratico è la migliore garanzia per i diritti e la libertà.

Riflessioni in ordine sparso, come ho detto, che possono alimentare il nostro confronto, arricchendosi dell’opinione di tanti amici. All’inizio del nuovo anno comunicheremo alcune iniziative su cui avremo modo di tornare.