Abbiamo più volte cercato di esaminare gli aspetti più evidenti del fenomeno che da fine febbraio ad oggi caratterizza questa triste stagione.

Ci siamo premurati di mettere in risalto ciò che appare immediatamente. Ma, così facendo, abbiamo forse trascurato ciò che sta nella penombra di questo periodo. Nei miei brevi pezzi, non ho mai avuto cura di soffermarmi su questo terreno. Intendo, sempre con modesta capacità analitica, guardare gli effetti derivanti dal corona virus.

Quindi non quelli sanitari, quelli politici e quelli fortemente economici. Voglio invece fermarmi e riflettere, pur se in queste contenute righe, sulle ricadute concrete degli atti ministeriali relativi all’epidemia. Ricadute che riguardano le famiglie, i lavoratori, le imprese. In breve, qual è lo stato di attuazione delle volontà governative di queste figure.

In sostanza, con quale regolarità sono stati concretamente accreditati i fondi promessi. Le partite IVA sono state tutte soddisfatte? I tempi sono stati rispettati? La cassa integrazione per milioni di lavoratori è stata erogata con la regolarità prevista? Faccio queste domande perché, curiosando a raggio ridotto, mi è capitato di sentire qualche lamentela. Se tra i lettori vi fossero espressione di conferma, in un senso e nell’altro, potrebbero, scrivere, più o meno avvalorare le notizie che ho raccolto.

So per certo che la partita relativa ai finanziamenti mediati dalle banche e garantiti dallo Stato, trovano resistenze e difficoltà di non poco conto. Questo fatto è comunque spiegabile, perché quel mondo – quello delle banche – è pur sempre un mondo complesso e vive da almeno dieci anni una condizione d’incertezza che le mette sempre in allerta per qualsiasi passo siano tentate di fare.