Addio a Edward O. Wilson, l’uomo che parlava alle formiche.

Uno degli obiettivi primari del grande studioso è stato per tutta la vita quello di fondare un campo di indagine a metà strada tra le scienze della natura e le discipline sociali: ad esso diede il nome sociobiologia.

Edward Osborne Wilson se n’è andato nel sonno a 92 anni: ci lascia uno dei più grandi scienziati del nostro tempo, una mente metodica ma intuitiva e innovativa tanto da essere considerato l’erede di Darwin per i suoi studi sulle evoluzioni delle specie e perché intuì come il comportamento degli animali (quindi anche dell’uomo) fosse il prodotto dell’interazione tra l’ereditarietà genetica e gli stimoli ambientali. Noto soprattutto per gli studi in mirmecologia (la branca dell’entomologia che studia le formiche e nella quale non aveva eguali tra gli scienziati), si interessò a lungo di biodiversità. È considerato il padre della formulazione della teoria della sociobiologia e dei programmi di ricerca ad essa correlati. Dalla formica al pianeta, la sua curiosità non aveva confini e la sua visione del mondo esprimeva un approccio olistico dentro il quale stava l’interesse per la vita in tutte le sue mutevoli cangianze. 

“L’uomo che sussurrava alle formiche”, così lo ha definito simpaticamente Telmo Pievani nel suo ricordo pubblicato il 28 dicembre dal “Corriere della Sera”. È una metafora che spiega una incredibile attitudine all’osservazione – sembrerebbe inverosimile immaginare che lo abbia accompagnato per tutta la vita –  radicata fin da ragazzino. Aveva 13 anni e cominciò a coltivare questa grande passione che gli avrebbe aperto orizzonti di esplorazione infiniti, come la biologia e lo studio delle correlazioni tra vita e ambiente. È per questo che non deve sembrare riduttivo il suo impegno ad approfondire la vita delle formiche. Dopo aver letto “In un volo di storni” del Premio Nobel Giorgio Parisi potremmo affermare che egli cercava nella biologia quella “complessità” che il Prof. Parisi ha cercato per lunghi anni nella Fisica. Menti geniali che vanno oltre le apparenze e cercano una spiegazione ad ogni fenomeno, anche il più apparentemente casuale o banale, persino insignificante.

Grazie alla citazione del Prof. Arnaldo Benini, Emerito all’Università di Zurigo, di lui mi aveva colpito un ammonimento che si è rivelato tanto fondato quanto lungimirante fino a diventare di drammatica attualità, poiché legato all’eziopatogenesi pandemica e che riguardava il tema della sostenibilità ambientale e della presenza dell’uomo sulla Terra: “Una volta superati i 6 miliardi di persone, affermò Edward 0sborne Wilson, l’umanità è prossima all’incompatibilità con l’ambiente. La popolazione è di 7 miliardi e mezzo e cresce di 70 e più milioni l’anno. Si è estesa e dilaga in tutti gli angoli della terra, sconvolgendo ecosistemi remoti e antichi di millenni, costruendo strade, estirpando e asfaltando boschi e foreste, usando a profusione e senza criterio concimi tossici e antibiotici, inquinando aria, laghi, mari, fiumi e torrenti, trivellando in terra e in mare. L’alterazione violenta degli ambienti è una delle cause delle mutazioni degli agenti patogeni e quindi delle epidemie e pandemie. Andando avanti con questi ritmi di crescita demografica arriveremo ad 11 miliardi di esseri umani a fine secolo”. 

Osservando e riflettendo ciò che ad altri pare sviluppo ed espansione, positività e dominio del mondo, il suo punto di vista ha dato un contributo determinante  per comprendere il concetto di tolleranza ecosistemica, per certi aspetti assimilabile alle intuizioni di David Quammen – l’autore di “Spillover” – per significare come le alterazioni ambientali favoriscano le mutazioni genetiche, il passaggio virale per zoogenesi al genoma umano, proprio studiando in parallelo il nostro contesto di vita e quello degli animali. Uno degli obiettivi primari del grande studioso è stato per tutta la vita quello di fondare un campo di indagine a metà strada tra le scienze della natura e le discipline sociali: ad esso diede il nome sociobiologia. Dentro questa intuizione di sintesi tra comportamenti e biologia fu interessato dagli aspetti sociali del comportamento umano concludendo che essi si possono spiegare attraverso la biologia, e in particolare quella evolutiva. Definì la natura umana come un insieme di regole epigenetiche, un modello genetico dello sviluppo mentale, profetizzando che l’etica sarebbe stata presto rifondata su basi neurobiologiche, tanto da auspicare la convergenza di idee in discipline diverse quali filosofia, biologia e evoluzione che chiamò “consilienza”. 

La sua produzione di opere scientifiche è sterminata, vinse due volte il premio Pulitzer per i suoi libri di saggistica: The Ants (1990, con Bert Hölldobler) e On Human Nature (1978). Il Prof. Benini mi ha cortesemente inviato una sua recensione del 13 dicembre u.s. – pubblicata sul “Corriere del Ticino” – dell’ultimo libro scritto da Wilson per Cortina editore, uscito in Italia nell’ottobre del 2021: “Storie dal mondo delle formiche”. Da questa recensione emerge tutta l’ammirazione per questo grande scienziato che il Prof. Benini esprime con naturalezza e con altrettanta efficacia, il sottotitolo spiega perché: “Uno dei più autorevoli entomologi del mondo ci guida tra insospettabili meccanismi”. Ciò che distingue uno scienziato è infatti la capacità di conoscere e penetrare i misteri della vita, invisibili ai più. Riuscendo a farlo anche con argomentazioni inoppugnabili nella loro apparente semplicità, transitando persino dalla materia alla trascendenza. 

La rivista “Greenreport.it” ricorda questo grande pioniere della scienza con un passo di un suo libro: «Ogni specie è un piccolo universo in se stesso, diverso da tutti gli altri a causa dei suoi geni, anatomia, comportamento, ciclo vitale, ruolo nell’ecosistema; un sistema indipendente, creato nel corso di una storia evolutiva, complesso oltre la nostra immaginazione. Ogni specie merita che i ricercatori le dedichino la loro carriere e che poeti e storici la celebrino. Nulla di minimamente simile può essere detto su un protone o un atomo di idrogeno. In poche parole, reverendo, questo è il più forte e il più trascendente argomento morale, fornito dalla scienza per sostenere il bisogno urgente di salvare la Creazione».

 

Edward Osborne Wilson 

Sociobiologo statunitense (Birmingham 1929 – Burlington 2021); insegnante di zoologia alla Harvard University (1955), poi lecturer presso il Kings College di Cambridge, dal 2007 prof. di entomologia alla Harvard University. In Sociobiology: the new synthesis (1975; trad. it. 1979) estende il darwinismo allo studio del comportamento sociale e delle società animali affermando, nel contempo, la possibilità di studiare la specie umana anche attraverso l’analisi sociobiologica, oltre che attraverso l’analisi genetica o endocrinologica. Rilevante, se pure controverso, il suo contributo alle scienze sociali, aperto all’impiego dei metodi e dei principî della biologia delle popolazioni e della sociobiologia. Altre opere: A primer of population biology (con W. H. Bossert 1971; trad. it. 1974); The insect societies (1971; trad. it. 1976); On human nature (1978; trad. it. 1980); The ants (con B. Hölldobler, 1991), che gli è valso il premio Pulitzer; Journey to the ants: a story of scientific exploration (1994; trad. it. 1997); In search of nature (1996; trad. it. 2003); Consilience: the unity of knowledge (1998; trad. it. 1999); Biological diversity: the oldest human heritage (1999); The future life (2002; trad. it. 2004); Silent spring (2002); The creation: an appeal to save life on Earth (2006; trad. it. 2008); Nature revealed: selected writings 1949-2006 (2006); The superorganism: the beauty, elegance, and strangeness of insect societies (2009); The leafcutter ants. Civilization by instinct (2011); The social conquest of Earth (2012; trad. it. 2013); Letters to a young scientist (2013; trad. it. 2013); The meaning of human existence (2014; trad. it. 2015); Half-Earth. Our planet’s fight for life (2016; trad. it. Metà della Terra. Salvare il futuro della vita, 2016); The origins of creativity (2017; trad. it. 2018); Genesis: the deep origin of societies (2019; trad. it. 2020) e Tales from the ant world (2020; trad. it. 2021). Nel 2010 ha esordito nella narrativa con il romanzo autobiografico Anthill (trad. it. 2010). Vincitore di due Premi Pulitzer. [Fonte Treccani]