ADDIO A JOHN W. O’MALLEY: L’OMAGGIO DI “VITA E PENSIERO”.

Alla domanda “Qual è il tuo aforisma preferito?”, lo storico della Chiesa John O’Malley cita Mark Twain «La differenza tra la parola giusta e la parola quasi giusta è la differenza tra il fulmine e la lucciola». Questa instancabile ricerca del mot just e il profondo rispetto del lettore animano tutti i suoi saggi, caratterizzati da precisione storica e ricchezza narrativa.

L’omaggio della rivista dell’Università cattolica di Milano a John W. O’Malley, che si è spento domenica 11 settembre a Washington: un ritratto per ricordarne la figura e le opere. 

L’11 settembre si è spento John W. O’Malley, gesuita, storico della Chiesa, un dottorato in Storia ad Harvard e una cattedra presso la Georgetown University di Washington. Tra i curatori dell’opera erasmiana, è stato autore di numerosi e pluripremiati saggi storici. Come ha scritto Marco Rizzi sul “Corriere della Sera”: «scompare uno dei massimi storici della cultura religiosa d’epoca moderna», che ne ha rivoluzionato gli studi, concentrandosi sulla corte papale e la cultura rinascimentale ma connettenedo storia religiosa, storia culturale e storia dell’arte. O’Malley si è poi dedicato alla storia del suo ordine, da Loyola e Bergoglio, e ai Concili di epoca moderna. 

Tra i suoi molti libri, Vita e Pensiero ha tradotto in italiano: I primi gesuiti (1999), Quattro culture dell’Occidente (2007), il notissimo Che cosa è successo nel Vaticano II (2010), Trento. Il racconto del Concilio (2013), Gesuiti. Una storia da Ignazio a Bergoglio (2014), I gesuiti e il papa (2016), Vaticano I. Il Concilio e la genesi della Chiesa ultramontana (2019), Quando i vescovi si riuniscono. Un confronto tra i concili di Trento, Vaticano I e Vaticano II (2020). Il suo stile è stato da sempre caratterizzato da un rigoroso studio unito a ironia e grande capacità narrativa, qualità che rendono i suoi libri di gradevole lettura anche per i non specialisti. Gli abbiamo dedicato un ritratto qualche tempo fa, intitolato Le parole giuste della storia, che iniziava così: «Alla domanda “Qual è il tuo aforisma preferito?”, lo storico della Chiesa O’Malley cita Mark Twain “La differenza tra la parola giusta e la parola quasi giusta è la differenza tra il fulmine e la lucciola”. E, in effetti, questa instancabile ricerca del mot just e questo altissimo rispetto del lettore è ritracciabile in tutti i suoi saggi, nella precisione storica e nella ricchezza narrativa con la quale sono stati costruiti».  

Dal libro dedicato al confronti dei concili, l’ultimo pubblicato in ordine di tempo, riportiamo qui un brano, un omaggio alla sua memoria e ai suoi studi. 

«Alcuni problemi, nella Chiesa come in altre istituzioni, non possono trovare una soluzione definitiva. Uno di essi è il rapporto fra tradizione e innovazione: è la sfida di conservare l’identità pur adattandosi a nuove situazioni, il problema di rimanere fedeli a se stessi senza cadere nell’irrilevanza. Per la Chiesa questa sfida è la conseguenza del suo essere un’istituzione storica, soggetta alle forze del processo storico. Un’istituzione del genere non può solcare il mare della storia senza esserne cambiata. Un altro problema è quello del rapporto fra centro e periferia, che per i concili è il rapporto fra i modi gerarchico e collegiale di governo della Chiesa. Ogni istituzione ha bisogno di una solida guida dal centro, una mano ferma al timone. Perché essa non perda vitalità, tuttavia, è necessario che l’autorità del centro sia bilanciata da una periferia legittimata ad agire sulla base della sua propria autorità. La perdita dell’equilibrio fra questi poli porta quasi inevitabilmente alla stagnazione da un lato e allo sbandamento dall’altro o, in casi estremi, alla dissoluzione.

Il confronto presentato in questo libro ha posto in rilievo il problema di valutare l’influenza dei concili. Ha suggerito come si debbano prendere in considerazione molti fattori e come essi siano generalmente intrecciati. Ha mostrato come una vera valutazione dipenda dal compito che il concilio s’è assunto. Tale compito, a sua volta, dipende da come la Chiesa intende se stessa e il suo ruolo nel mondo.

Dipende dall’implicita o esplicita autodefinizione del concilio, cioè da come esso intende quello che sta facendo. Gettando luce sul fenomeno concilio in quanto tale, il confronto qui proposto ha rivendicato la tradizione per cui i partecipanti chiave, tradizionali e determinanti ai concili sono i vescovi. Se questo non è mai stato messo in discussione, il confronto ha mostrato come il ruolo dei vescovi sia stato esplicato nei tre concili e come, nonostante tante pressioni, sia rimasto centrale e decisivo. Tale ruolo costituisce il primo e più fondamentale vincolo di continuità che lega i tre concili che abbiamo preso in esame. E il confronto tra loro ha dimostrato la validità della definizione: i concili sono incontri, principalmente di vescovi, riuniti in nome di Cristo per prendere decisioni vincolanti per la Chiesa. E ha messo in evidenza come, fra i vescovi, il vescovo di Roma abbia goduto senza alcun dubbio di un primato. 

 

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