Al di là degli innumerevoli partiti e soggetti politici cattolici che nascono come funghi  all’orizzonte – in sè un fatto comunque sia positivo ed incoraggiante per quest’area  culturale e storica – vale la pena anche richiamare l’attenzione sull’importanza della  “cultura delle alleanze” contro ogni degenerazione trasformistica. Perché dietro il  potenziale, anche se nobilmente giustificato e argomentato, rifiuto della cultura delle  alleanze si nasconde sempre la tentazione e la prassi trasformistica. Una tentazione e una  passi, appunto, antiche nel nostro paese e che hanno accompagnato e caratterizzato le  stagioni dove la politica era oggettivamente in crisi e destinata a giocare un ruolo del tutto  marginale e periferico.

Riconoscere, invece, la centralità della “cultura delle alleanze” non  significa soltanto recuperare un postulato essenziale della tradizione cattolico democratica  – diceva Mino Martinazzoli che in “Italia la politica è sinonimo di politica delle alleanze” –  ma anche, e soprattutto, battere la “cultura della convenienza” che poi si traduce in  opportunismo e, appunto, nella deriva trasformistica. Una prassi che, anche se la vulgata  corrente racconta una narrazione avulsa dalla realtà, non è affatto riconducibile alla  cinquantennale esperienza politica e di governo della Democrazia Cristiana. Il vero rischio  che caratterizza la prassi trasformistica, invece, è racchiusa in quei partiti/movimenti che  rifiutano pregiudizialmente le alleanze in nome di una purezza e di una verginità politica e  programmatica non riconducibile a nessun partito schieramento in campo. Un modo come  un altro per riaffermare in modo subdolo le ragioni del trasformismo e dell’opportunismo  nel momento in cui si formano maggioranze di governo. 

Ecco perché, riattualizzare e riscoprire oggi la “cultura delle alleanze” non è solo un modo  per recuperare un tassello costitutivo della stessa esperienza democratico cristiana ma,  soprattutto, è un gesto concreto per battere la decadenza morale ed etica della politica  che negli ultimi anni si è semplicemente trasformata in merce di scambio dominata dalla  prassi e dalla deviazione trasformistica. Una lezione, e un modello, che non possono non  essere vissuti e interpretati innanzitutto dai cattolici impegnati in politica. Seppur divisi,  come oggi, in centinaia di sigle e in decine e decine di partiti e movimenti.