America a rischio. La cartolina di “Succede oggi”.

I repubblicani, sempre più ostaggio dalla propaganda di Trump, hanno approvato in molti Stati leggi che limitano o addirittura impediscono il diritto di voto. La denuncia non viene da pericolosi rivoluzionari, ma del presidente Biden: «La prova più significativa della nostra democrazia dai tempi della guerra civile».

Anna Camaiti Hostert

Al discorso di Joe Biden di martedì scorso al Centro Nazionale della Costituzione di Filadelfia è stata data poca rilevanza, ma la passione e la rabbia con cui il presidente si è espresso sono viceversa degne di nota. Ma non solo. È il pericolo che sta dietro alle sue parole ad essere ancora più degno di attenzione. Biden ha infatti denunciato il tentativo repubblicano di amputare il diritto di voto in molti stati dove detengono la maggioranza e dove sono passate o stanno passando leggi che ne restringono l’accesso. Ha addirittura parlato di questo come “la prova più significativa della nostra democrazia dai tempi della guerra civile”. Un’affermazione non di poco conto!

Negli ultimi mesi infatti c’è stato un enorme dibattito nel paese dopo che Donald Trump ha denunciato l’esistenza di brogli elettorali che gli avrebbero impedito di vincere. In realtà tutti i tentativi messi in atto dall’ex presidente per ribaltare il risultato elettorale sono stati sconfessati e resi nulli dall’evidenza spesse volte anche sul piano giuridico. Alcuni giudici chiamati a pronunciarsi infatti hanno confermato il risultato elettorale in favore di Biden, il quale nel discorso di martedì ha definito quella di Trump “l’unica vera bugia tra tutte”.

Però, molti stati a maggioranza repubblicana, seguendo in questo la sconsiderata affermazione dell’ex presidente, hanno votato o sono in procinto di votare, come sta facendo il Texas, leggi che secondo loro dovrebbero eliminare la possibilità di alterare i risultati elettorali, ma che in realtà limitano l’accesso al voto. Infatti molti stati cercano di impedire le votazioni per posta o l’uso di speciali cassette postali per le schede elettorali, richiedono speciali documenti di identità solo per andare a votare, negando perfino assistenza a chi, spostandosi per lunghi tragitti per compiere il proprio dovere, sta in fila da ore. Inoltre stanno ridefinendo i distretti elettorali, mettendo in atto quel Gerrymandering che spostando i confini dei collegi elettorali favorisce il partito di maggioranza che ha diritto a ridisegnarli. La parola Gerrymandering viene dalla fusione tra il cognome del governatore del Massachusetts Elbridge Gerry (1744-1814) che per primo mise in atto questa pratica e la parte finale della parola salamander (salamandra) a causa della forma irregolare che assunse la superficie di quel distretto rendendolo simile al rettile suddetto. Ha sempre una connotazione negativa di manipolazione dei confini dei distretti elettorali per interessi di partito.  Inoltre il riferimento al rettile rimanda a un immaginario sfuggente, non ben definito di un animale che riesce a resistere al fuoco e che incute dunque paura.

Facendo queste modifiche vengono penalizzate le minoranze etniche che spesso si trovano in difficolta ad andare a votare, che devono usare i mezzi pubblici e a cui le complicazioni burocratiche creano ostacoli spesso insormontabili. Inoltre in molti stati come in Georgia viene data al partito di maggioranza la possibilità di controllare gli enti amministrativi che gestiscono l’organizzazione elettorale. Tanto è vero che in quello stato sono stati allontanati in molte zone, afroamericani e democratici dalle commissioni elettorali. E in Texas sta succedendo la stessa cosa. È per questo che la rabbia di Biden si è scagliata proprio contro questo stato da cui molti deputati democratici di quel parlamento, per protesta nei giorni passati sono in massa venuti via, recandosi a Washington, per non votare questa legge, accusando i loro colleghi repubblicani di intimidire gli elettori. Il governatore repubblicano ha tuttavia affermato che le leggi saranno votate e che, se necessario, farà arrestare al loro ritorno i deputati, costringendoli a venire a votare accompagnati dalle forze dell’ordine.

Come si vede è in atto una guerra che non promette niente di buono.

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