ANNO FATALE. QUALE SARÀ IL FUTURO DEL PAESE?

 

Il 2022 ha inaugurato lepoca dei rischi, in cui guerra, inflazione, crisi energetica e mercato del lavoro in sofferenza delineano un cambio di rotta generale. Anche per i governi di destra.

 

Danilo Campanella

 

Il conflitto russo ucraino nell’era post-COVID ha cambiato l’orizzonte degli eventi. Più che in geopolitica, i mutamenti sono economici, politici, psicologici per milioni di europei. Il pericolo della bomba H determina un cambio di paradigma generale; uno scenario diverso che inaugura quella che potremmo definire “età dei rischi”. Il meccanismo di difesa dei cittadini sembra essere quello di una cinica sfiducia, un condiviso spettro di malinconia a cui nel prossimo futuro potrebbe seguire la ferocia propria di chi vuol sopravvivere. In Italia la classe media erode gli ultimi risparmi per sostenere la spinta inflativa. I rincari dei costi alimentari e dell’energia seguono un nuovo Natale amaro. A fine luglio 2022 la società Arera, autorità di regolazione per l’energia, aveva sganciato l’aggiornamento dei costi del gas dalle quotazioni del mercato olandese, per collegarlo alla media dei prezzi effettivi del mercato all’ingrosso italiano.

 

Nonostante il tracollo energetico dei consumi del gas, grazie a un inverno ancora mite, a novembre si assiste a un rincaro del 13,7 %. La spesa delle famiglie italiane è salita a quota 1.740 euro l’anno: un rincaro del 63,7%. L’aggiornamento di ieri 2 dicembre produrrà un ricalcolo sulle bollette ricevute sino ad oggi. Il nuovo prezzo aggiornato sembra essere di 122,41 centesimi di euro per metro cubo. Se la bolletta del gas piange, quella per l’energia elettrica non ride. La Russia pare essere favorevole a negoziati di pace con l’Ucraina: ma non a ritirare le truppe dai territori occupati.

 

I rimedi dell’Italia post-populista meloniana sono ancora umbratili. Quella sull’innalzamento del tetto del contante sembra essere la più chiara in un momento storico di difficile comprensione. Tutto, pur di facilitare la spesa delle famiglie e il flusso del denaro, senza tuttavia sperare di un aiuto dello Stato, in forte sofferenza. Altro dente che duole è quello del lavoro: gli italiani dicono di no, e gli stranieri non ci sono? Pare sia così. Pare. Al flusso dei contanti segue a breve quello dei popoli stranieri, grazie al nuovo decreto flussi triennale per fine anno, che faciliterà l’ingresso dei migranti in Italia allo scopo di facilitare l’occupazione nelle imprese italiane, bisognose di circa centomila posti. Il governo mira a fornire lavoratori già formati candidati per la formazione, attraverso corsi di formazione nei Paesi di origine, finanziati da fondi europei. Col benestare di nuove “destre liberali”per necessità.

 

Serve manodopera a basso costo, per lavorare in situazioni disagiate, nei campi e nei cantieri. I giovani cittadini italiani, da decenni proiettati allo studio e al lavoro nel campo dello spettacolo, non sono abbastanza motivati per “stringersi a coorte” chiamati dall’Italia. Quale sarà il frutto di quest’anno fatale?