Appello alla Chiesa: un altro mondo è possibile.

Il prof. Sorbi invita il Sinodo della Chiesa italiana ad aprire una discussione sulla possibilità di costruire un mondo dove le ingiustizie economiche e sociali vengano risolte. 

Ce la faremo? Il caos è veramente alle porte? Ma poi quale caos? 

A dar retta a ricerche ed analisi, ci sembra di cogliere in tutto l’Occidente il prevalere di paure irrazionali, come il timore di essere invasi dagli immigrati, o la paura dei vaccini in quanto possibili strumenti di controllo per una dominazione mondiale. 

Paure che sembrano strumenti di distrazione di massa per eludere i veri problemi: ossia la capacità di rispondere alle pandemie, il crescere della disoccupazione, la tendenza a ridurre i salari e sfruttare il precariato, lo sfruttamento schiavistico degli immigrati, la tendenza a ridurre le pensioni… mentre diventata insopportabile la disuguaglianza tra i pochi ricchissimi e le moltitudini che impoveriscono.

Mai come in questo momento le contraddizioni del sistema capitalistico-utilitaristico si stanno rivelando crudeli strumenti di ingiustizia economica e sociale.

Inoltre, in questa fase di cambiamento epocale, sta rapidamente mutando il quadro geopolitico, fortemente condizionato da conflitti di natura economico-commerciale.

Le scelte di “ritiro” militare degli Stati Uniti da molti scacchieri geopolitici sono da vedere nel contesto del complicato fallimento della politica americana causato da decisioni troppo semplificate che non hanno tenuto conto delle questioni interetniche e degli odi corporativi/tribali tra i diversi gruppi fondamentalisti che alla lunga si sono rivelati micidiali.

I focolai di guerra che si stanno accendendo nel Mar Cinese Meridionale e nel Mar Mediterraneo si inseriscono in una lotta per l’egemonia mondiale tra Usa, Russia e Cina.

I mutamenti climatici e il sottosviluppo sono tra i fattori scatenanti dei conflitti nordafricani.

I processi di desertificazione, la carenza di acqua potabile, le guerre prodotte dai gruppi dirigenti corrotti dei Paesi del Medio Oriente e dell’Asia, sono generatori di caos.

A questo si aggiunge la crescita demografica più che geometrica dell’area africana (si prevede che i 1.186 milioni di africani, stimati oggi, raddoppieranno a metà secolo). Mentre, se non si cambia radicalmente politica, i 738 milioni di europei attuali (russi e ucraini compresi), saranno nel 2050 sotto la soglia dei 700 milioni.

Ebbene, questi pur semplici dati ci dovrebbero far capire la decisività della crescita demografica nel prossimo futuro.

A differenza di quanto sostenuto dalle politiche neomalthusiane, i Paesi con crescita demografica positiva svilupperanno vantaggi economici e sociali rispetto alle società con più anziani.

Dal punto di vista strettamente economico, sarà decisivo riuscire a limitare e contenere al minimo il cancro della speculazione finanziaria.

La speculazione finanziaria è un’attività che gonfia a dismisura i titoli azionari, il valore delle merci, delle materie prime e delle varie forme di valuta, generando una situazione debitoria insopportabile per il mondo intero

Tenendo sempre ben presente che è dai modelli che regolano i modi di produzione che deve partire un’analisi attenta a cogliere le radici del supersfruttamento globalizzato.

Sarà inoltre necessario impedire che le stupefacenti innovazioni tecnologiche, come l’intelligenza artificiale, i robot, la rete e la rivoluzione verde, vengano utilizzate per fini speculativi: cioè non per il progresso, la libertà e l’avanzamento degli umani, bensì per la loro schiavizzazione.

Ha scritto Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’: «È certo che l’attuale sistema mondiale è insostenibile».

Nel Messaggio al 4° Forum di Parigi sulla Pace, il Pontefice ha evidenziato che «le vecchie strutture sociali sono ispirate da autosufficienza, nazionalismo, protezionismo, individualismo e isolamento, con l’esclusione dei nostri fratelli e sorelle più poveri». 

Un mondo così non si può accettare.

Il Pontefice ha invitato i partecipanti al Forum e il mondo intero a non seguire la via di una “normalità” segnata dall’ingiustizia, ma ad accettare la sfida di assumere la crisi come «opportunità concreta di conversione, di trasformazione, di ripensare il nostro stile di vita e i nostri sistemi economici e sociali».

Perché – ha concluso Bergoglio – è possibile generare modelli economici in grado di servire i bisogni di tutti realizzando politiche lungimiranti che preservano i doni della natura, promuovendo lo sviluppo integrale sulla strada del bene comune, della cura dei poveri e della casa comune.

Credo che il Sinodo debba mettere al centro della discussione quanto Papa Francesco sta dicendo. E cioè: un mondo come quello che abbiamo visto prima della pandemia è inaccettabile. La Chiesa deve impegnarsi ad offrire il proprio contributo per costruirne uno nuovo, libero dalla cultura dello scarto e più attento alla condizione dei poveri e dei deboli.

Perché la grandezza di una civiltà non si misura dalla potenza delle forze armate, né dalla ricchezza di pochi, bensì dalla capacità di creare opportunità di lavoro, accogliere e curare i malati, dare occupazione e dignità ai poveri, e assistere i deboli.