Assistenzialismo e debito pubblico : come negli anni del “grande riflusso”?

La “rottura” del sistema e la manovra 2018 di Lega e 5 Stelle rischiano di svuotare le “tasche” del paese e provocare una crisi politica di vaste dimensioni

Anche allora, e si parla degli anni successivi al “boom” e alla prima repubblica, la crisi che precluse gli ambiziosi progetti di riforme politiche e sociali coinvolse i gruppi moderati e, al loro interno, le correnti di sinistra. Il “grande riflusso” – locuzione usata in Italia negli anni ’80 per indicare il fallimento di qualsiasi tipo di trasformazione in senso migliorativo del sistema – rappresentò un fenomeno molto vasto che mise in discussione la validità di ogni programma e la capacità di dare risposte certe  alle esigenze del paese reale.

La salita al potere, in questo 2018, di forze populiste e anti-sistema che tendono a spostare l’attenzione dai problemi più gravi della nazione per dare luogo a misure politico-economiche a dir poco bislacche (per non dire inquietanti), rischia di far saltare il Welfare State provocando un forte aumento dei costi e una pesante pressione fiscale. C’è una sola differenza rispetto ad allora, ma non di poco conto: se a suo tempo l’opinione pubblica si schierò per gran parte contro le politiche assistenzialiste dei governi e contro il robusto statalismo della gestione economica, oggi oltre la metà degli elettori sembra al contrario avallare le “giravolte” del sodalizio Lega-5 Stelle. Tuttavia, le affinità sono molte. Il generale indebolimento delle ideologie e di un certo tipo di tensione politica rischia – come 40 anni fa – di creare esasperazioni provenienti stavolta non da quei gruppi rimasti isolati dal giogo parlamentare e ormai esclusi dalle decisioni importanti di palazzo, bensì dai mercati globalizzati. Ma di fronte alla possibilità di cagionare nuova povertà, i pericoli, per la tenuta del paese, sono altrettanto alti.

Se Salvini continua a focalizzare tout court l’attenzione sulla necessità di chiudere i negozi etnici entro le 21 e sulla ferma volontà di bloccare in barca 50 poveracci (per carità, in mezzo ai quali può esserci sempre il criminale di turno) a scapito di un’evasione fiscale di oltre 130 miliardi (Fonte Corte dei Conti), c’è un problema evidente. Se Di Maio da mesi sponsorizza a furia di proclami trionfalistici l’erogazione del reddito di cittadinanza (il quale altro non è che una mancia protesa a creare ulteriore debito) mentre nel paese ci sono 5 milioni di poveri assoluti (Fonte Istat) e la soglia dei giovani disoccupati rimane intorno al 31% (Fonte Il Sole 24 ore), qualcosa non torna. Rispetto ad alcune misure, arrossirebbe anche una moderna destra conservatrice legata ai valori della liceità e di un’equa giustizia sociale.

Come accennato, ci sono molte (preoccupanti) analogie col recente passato: alla pari di allora, i mutamenti profondi della cultura ideologica corrente, sia nella versione più estremista che in quella riformista, stanno precludendo la possibilità di affrontare i processi socio-economici con lo strumento della politica; ugualmente ad allora, il rifiuto di ogni idea di riformismo gradualista sta lasciando spazio a derive illiberali ed autarchiche che stanno isolando l’Italia dai partners europei più industrializzati; allo stesso modo di allora, le trasformazioni dell’economia, alle quali Palazzo Chigi non ha saputo e non sa rispondere in maniera adeguata, stanno lentamente ma inesorabilmente ridimensionando il peso politico e numerico della classe media (come successe alla classe operaia) mettendo altre migliaia di nuclei familiari in difficoltà finanziarie. L’aumento del debito pubblico, con lo sforamento del 2,4% – 2,6% del rapporto deficit-Pil sulla base di sole promesse e di politiche assolutamente povere di contenuti in prospettiva futura, potrebbe far collassare le casse dello Stato. Oggi il nostro denaro vale decisamente meno rispetto a un mese fa.

Analizziamo in ultimo i temi più cari all’esecutivo giallo-verde. Legalità significa – oltre a far rispettare la legge migliorando il senso civico della comunità – ottimizzare le infrastrutture e creare posti di lavoro non certo con contratti a tempo trimestrali o con una regalia senza capo e senza coda (condizioni che incentivano il sommerso). Investimento significa arricchire il diritto allo studio mediante (anche) la messa in sicurezza delle scuole e la valorizzazione dei giovani scienziati. Riformare significa rivalutare i grandi centri urbani, non ultima la capitale d’Italia (come è ridotta, povera Roma), e creare aspettative nei cittadini richiamando indietro le cordate di investitori che stanno fuggendo. Premesso che il renzismo è stata la causa non scatenante ma certo terminale dello scadimento politico italiano, va detto che per risanare politica e Welfare State non basta chiudere 2 campi rom, ricacciare al proprio paese 300 disperati libici o far credere che lo spread (elemento purtroppo importantissimo) lo stia creando Moscovici.