In base al rapporto di collaborazione tra le due testate, Il Domani d’Italia e Orbisphera, pubblichiamo il testo integrale dell’editoriale di Antonio Gaspari, direttore di Orbisphera.

Siamo all’ottavo anno del pontificato di papa Francesco, e sono così tante le azioni, gli scritti, le encicliche, le omelie, gli incontri, i viaggi, che è impensabile poterne scrivere una sintesi in un singolo articolo.
Per festeggiare l’ottavo compleanno di inizio pontificato, abbiamo pensato di raccontare cosa accadde il 13 marzo del 2013.
Nel 2012 papa Ratzinger aveva scoperto che il suo aiutante di camera lo tradiva. E non solo lui. Alti prelati erano accusati di praticare la pedofilia; da più parti del mondo si chiedeva trasparenza nella gestione dei fondi raccolti dalla Chiesa; le vocazioni nella vecchia Europa erano in costante calo; nel mondo ricco c’erano più chiese che sacerdoti…
La secolarizzazione avanzava e la trasmissione della fede mostrava difficoltà evidenti. In questo difficile contesto accadde l’impensabile. La mattina dell’11 febbraio Benedetto XVI comunicò le sue dimissioni. La comunità dei credenti rimase sgomenta. Se anche il Papa si dimetteva, allora era la fine del mondo!
I cardinali giunsero a Roma per uno dei Conclavi più complicati della storia.
Era il 13 marzo quando mi trovavo in Sala Stampa Vaticana. Si stava per concludere il secondo giorno di votazioni per l’elezione del nuovo Pontefice.
C’era una certa tensione in giro, poi all’improvviso dal camino della Cappella Sistina uscì il primo sbuffo di fumo, che tuttavia non era propriamente bianco. Ma subito dopo il bianco divenne così intenso da stagliarsi chiaramente nella sera buia e piovosa. Ho urlato: «È bianca, è bianca, abbiamo il Papa!», e insieme ai colleghi giornalisti mi sono riversato in Piazza San Pietro.
Quando è stato annunciato il nome di Jorge Mario Bergoglio, la piazza ha mostrato stupore, per un momento ha prevalso il silenzio, poi la gioia è esplosa.
Era l’11 di febbraio quando Benedetto XVI aveva annunciato la sua rinuncia al pontificato. A distanza di poco più di un mese, il mondo acclamava il nuovo Papa. Un uomo semplice, umile, caritatevole, buono.
Al momento pochi compresero che la scelta del nuovo Papa era un fatto sorprendente, senza precedenti nella storia. Jorge Mario Bergoglio, argentino figlio di immigrati italiani, era il primo Papa gesuita, il primo Papa dell’America latina, il primo Papa ad aver scelto il nome di Francesco.
Una vocazione, la sua, manifestatasi in età adulta. Tecnico chimico, era divenuto sacerdote a 33 anni dopo aver conseguito la laurea in Filosofia e in Teologia. Già Provinciale della Compagnia di Gesù, cardinale e arcivescovo di Buenos Aires, è una persona dotata di un’umiltà disarmante.
Testimone di carità e misericordia, ha dedicato gran parte del suo apostolato e della sua vita alla cura dei poveri, dei malati, dei peccatori, degli ultimi.
Da giovane aveva detto alla mamma che voleva studiare per diventare medico. Poi la mamma scoprì che studiava libri di teologia e filosofia e si arrabbiò, ma il giovane Jorge Mario le spiegò che non aveva mentito, perché stava studiando “medicina dell’anima” e voleva diventare un “medico delle anime”.
La scelta del nome Francesco riflette esattamente la sua natura. Persona semplicissima, da vescovo di Buenos Aires non aveva l’autista, si muoveva in bicicletta, in metrò, in autobus. Cucinava per sé e per gli altri. Disponibile con tutti, nessuno che abbia chiesto di incontrarlo è stato respinto. Non aspetta che lo vai a trovare, è lui che ti cerca. Va sempre incontro alle persone, le accoglie, le ascolta, le benedice, le abbraccia. Ha messo piede nei posti dove la situazione è più disperata…
La tonaca, per lui, non è mai stata un impedimento: al contrario, un simbolo della Chiesa di Cristo che cerca le pecorelle smarrite. Insieme alla preghiera, ha dedicato gran parte del suo apostolato alla cura dei bisognosi e dei deboli.
Nel 2001 una sua decisione suscitò scalpore. Durante una visita a un ospedale di Buenos Aires, volle lavare i piedi a dodici malati di AIDS, chiedendo perdono per l’indifferenza della società verso i malati e i poveri.
Papa Bergoglio è un sacerdote felice di essere prete, sobrio e rigoroso come un gesuita, buono e fraterno come un francescano, devoto e dolce come un mariano. Cosciente delle debolezze umane e della misericordia di Dio, umilmente chiede e offre preghiere a chiunque incontra.
Nella sua prima uscita come Papa ha chiesto alla gente di pregare per lui, offrendo le sue preghiere per ognuno dei fedeli. Un padre spirituale che conosce la povertà e la sofferenza ed è vicino alla gente.
Nato nel 1936, compirà 85 anni il 17 dicembre di quest’anno, ma non è detto che l’età avanzata costituisca necessariamente una limitazione. Il suo grado di libertà sembra essere assoluto.
Nel mondo sono in molti a credere che sia un santo. Era difficile prevedere la sua elezione, ma due ore prima della fumata bianca incontrai un caro amico, il prof. Guzman Carriquiry, allora segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina, già sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici, il quale mi assicurò che il cardinale Bergoglio sarebbe stato eletto Papa.
In realtà anche il cardinale Josè Saraiva Martins mi aveva detto che sarebbe stato eletto un Pontefice di 76-77 anni, buono, caritatevole, di grande spiritualità e soprattutto capace di riformare la Curia Vaticana.
La quasi totalità dei giornalisti si aspettava un Papa più giovane e Bergoglio non era in nessuna delle liste stilate dagli specialisti, nemmeno tra le possibili sorprese.
Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, confermò che «la sorpresa è stata grandissima». Il portavoce vaticano, emozionato per l’elezione di un confratello, aggiunse: «Abbiamo un Papa che vuole servire, espressione di uno stile di semplicità e testimonianza evangelica…».
Di papa Francesco, il giorno dopo l’elezione, il giovane collega Salvatore Cernuzio scrisse: «Ricorda nell’aspetto Giovanni XXIII, ha la simpatia di Papa Wojtyla, parla con semplicità come Giovanni Paolo I e la pensa come Joseph Ratzinger. Un mix esplosivo. E il responso è chiaro: “Questo Papa ci piace!”».