AUGUSTO DEL NOCE GIORNALISTA. RACCOLTI IN VOLUME GLI ARTICOLI PUBBLICATI IN 15 ANNI SU “IL TEMPO”.

“Senza il giornalista al filosofo sarebbe mancata la tribuna, l’agone, il certame”. L’affermazione del prof. Mercadante coglie un aspetto decisivo del successo che ebbe, nella seconda metà del Novecento, il pensatore torinese. Alcune pagine di questa raccolta – Gramsci e Rodano sono gli interlocutori principali – meritano un’attenta rilettura. Del Noce è ancora attuale? Certamente l’analisi della società tecnocratica, condotta con lucidità e rigore, dovrebbe stimolare l’aggiornamento di un confronto a distanza, per capire la crisi che serpeggia in Occidente.

Pietro Giubilo

Spiega Francesco Mercadante in un recente saggio pubblicato sul n. 3/4 del 2019 della Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto che “il successo di Augusto Del Noce presso il grande pubblico nella seconda metà del Novecento richiama per analogia quello di Benedetto Croce nella prima metà”. All’opera del filosofo, si affiancò, infatti, il lavoro quotidiano dell’editorialista, “pronto – aggiunge – alla sfida quotidiana minuta“, come era accaduto con Bobbio, Sartori, Matteucci, Romeo, Colletti, Vattimo, Severino, Cacciari. “Senza il giornalista – conclude drastico l’emerito cattedratico di filosofia del diritto – al filosofo sarebbe mancata la tribuna, l’agone, il certame”.

Gli articoli raccolti in questo ampio volume, conveniamo con Mercadante, sono “sempre di qualità”, “secondo il modello dei rari filosofi che non solo sanno pensare, ma sanno anche scrivere” e consentono di orientarsi in quel rapporto, non agevole, tra i principi e la realtà, anche politica, offrendo chiavi di interpretazione preziose e non transeunti.

L’inizio della collaborazione con Il Tempo è del dicembre 1974, con uno scritto (“Fede e ragione. Il quesito dell’autenticità”) nel quale il filosofo afferma, preoccupato, che non “c’è da stupirsi” se “il caos abbia contagiato la Chiesa, non appena essa si è ‘aperta’ al mondo”. La critica al modernismo sarà uno dei temi ricorrenti negli articoli di Del Noce, anche nell’apprezzamento che più volte esprimerà su Jacques Maritain, così come quello della scristianizzazione, sorto dopo la guerra (“per il cattolicesimo un avversario allora imprevisto…di negazione di ogni religione, a livello mondiale, di una estensione senza precedenti”).

Altro argomento che ritroviamo con frequenza è quello del marxismo con la convinzione che esso non potesse prescindere dalla rivoluzione russa poiché solo con questo esito “il socialismo reale” è “rientrato nella storia”. Cioè a dire una continuità ed una inscindibilità tra Lenin e Marx, giungendo quindi non al “regno della libertà”, ma al “al grado massimo dell’oppressività”, attraverso il “tradimento necessario alla sua riuscita”. Su questo argomento il libro ospita il lungo saggio scritto il 14 marzo 1983, in occasione dei cento anni dalla morte del filosofo di Treviri. Anche le analisi che riguardano gli intellettuali italiani ed in particolare su Antonio Gramsci e Franco Rodano, anche perché, sintetizzate in articoli, sono particolarmente efficaci per la loro comprensione e il diverso contributo alla politica comunista in Italia.

Sono riportati nella raccolta degli scritti sul quotidiano romano le interessantissime e poco conosciute considerazioni su Alexsandr Solzenicyn del quale riporta la sua famosa frase: ”La Rivoluzione parte sempre dall’ateismo” e ciò, secondo Del Noce, si spiega, sempre secondo lo scrittore russo, perché “nella struttura psicologica di Marx e di Lenin, l’odio contro Dio è il movente e l’impulso principale, prima di ogni aspirazione politica ed economica”. Ricorda anche nell’articolo che per Sozenicyn “l’ateismo sovietico trova la sua replica nell’ateismo occidentale: nell’Occidente la fede è in pericolo, non perché la si stermina da fuori, ma perché è corrosa dall’interno, e forse questo pericolo è ancora più terribile”. Questo aspetto di critica all’Occidente è poco conosciuto e, tuttavia, come scrive Del Noce, è proprio partendo “dalla critica allo stalinismo” che il premio nobel per la letteratura “è stato portato a riscoprire la tesi antimodenista già enunciata dagli scrittori controrivoluzionari dell’Ottocento” sui quali il posto più eminente lo occupa Dostoevski.

Oltre agli aspetti teorici di cristianesimo e marxismo, gli articoli del professor Del Noce esaminano, con riferimento alle vicende politiche di allora, i rapporti tra la Dc e il Pci. Con la contrarietà al compromesso storico, gli articoli, esaminano quella sottovalutazione del momento della cultura e della società civile da parte del partito democristiano per il cui effetto “nel lunghissimo tempo“ del suo governo “si è avuta la massima scristianizzazione della società civile”, ciò a motivo dell’accantonamento del pregiudizio ideologico da parte della Dc verso il Pci e la conseguente caduta della “religiosità della vita politica”.

Le notazioni sul fascismo mostrano una netta diversità rispetto alle analisi e alla critica azionista e comunista. Lo ritiene “piena realizzazione e completo scacco” del “socialismo rivoluzionario”, influenzato – con il tratto che unisce D’Annunzio e Mussolini – dal superomismo nietzschiano, quindi non antimoderno e che “al momento della sua scesa al potere…trovò un consenso della cultura …quella che si era formata in Italia nei primi due decenni del ‘900”.

Meritano una evidenziazione, infine, tra i tanti ulteriori argomenti affrontati nei centosettantuno articoli e nelle otto interviste, gli scritti sulla “nuova società tecnocratica”, anche per l’attualità delle sue considerazioni. Questa si manifesta, secondo Del Noce, con la ”assolutizzazione del momento economico, assolutizzazione coincidente con la fine dell’etica”.

Anche lo stesso Pci ne viene infatti coinvolto, mentre Togliatti “pensava originariamente ad un accordo completo col mondo cattolico…con l’alternativa, Occhetto butta via quel poco che potrebbe ancora essere salvato del comunismo: la sua critica alla mentalità economicistica”. A questo proposito, nella Introduzione di Marco Brignone, curatore del ricco volume, l’ultima considerazione ci appare particolarmente adatta alla condizione odierna: “Del Noce, sul finire della sua epoca, ha scorto chiaramente i segni di una nuova realtà storica. Nel dispiegarsi della società tecnocratica, cui assistiamo nel mondo globalizzato, scorgiamo anche, nel momento stesso del suo dispiegarsi, molte forme di resistenza ad essa. E precisamente in questo senso che intendiamo oggi il lascito delnociano più fecondo”.

Augusto Del Noce, Filosofia politica e “cultura dei valori”. Scritti su Il Tempo (1975-1990), a cura di Marco Brignone, Gangemi Editore, 2020, pp.845, euro 44,00.