Finalmente il giorno è arrivato. Joe Biden è il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. Tali e tanti sono i guasti provocati da Donald Trump (e i peggiori li ha provocati durante le ultime settimane!) che probabilmente per molti americani e non solo l’accento della giornata verrà posto più sulla conclusione della sua presidenza che non sull’avvio della nuova. Eppure è su quest’ultima che ormai occorre posare lo sguardo. Anche perché si preannuncia molto, ma davvero molto, impegnativa.

Joe Biden ha innanzi a sé un compito immane. Essendo una persona di grande buon senso ne è ben consapevole. Gioca a suo favore l’enorme esperienza accumulata nel corso della sua lunghissima carriera parlamentare. Meno invece l’età, che è elevata e anche se non è piacevole dirlo è un elemento che potrebbe avere il suo peso. Molti infatti predicono un grande ruolo per la vice presidente Kamala Harris. E’ possibile, ma tutt’altro che certo. Come proprio Biden sa bene, dopo otto anni trascorsi alla Casa Bianca con Barack Obama, negli Stati Uniti è il Presidente, e solo lui, a comandare davvero. Il vice è importante, guardando all’essenza del ruolo, in quanto immediatamente pronto ad assumere il posto del numero uno in caso di morte o di grave impedimento, o di impeachment, del Presidente in carica.

E’ sulle spalle di quest’uomo alla quale la vita molto ha dato ma anche molto ha tolto che è ora il peso delle grandi risposte che l’America del dopo Trump dovrà fornire al mondo. Per poterle fornire, però, prima dovrà affrontare e risolvere i tre gravissimi problemi che ha in casa. Ed è per questo, in aggiunta al fatto che molto probabilmente Biden rimarrà alla Casa Bianca solo quattro anni, che gli analisti internazionali non sono affatto certi che gli Stati Uniti in politica estera cambieranno molto rispetto all’approccio tenuto da Trump se non nella postura, elegante e dialogante quanto quella dell’immobiliarista era scomposta e arrogante.

A casa propria Biden deve innanzitutto sconfiggere la pandemia. Questo è un problema che hanno tutti i governi, si dirà. Vero. Ma negli USA il Covid-19 ha colpito più duro che altrove anche per la sconsiderata gestione dell’epidemia voluta da Trump. Dimostrare già durante i primi mesi che con la campagna vaccinale e comportamenti prudenti morti e ricoveri diminuiscono in misura sensibile sarebbe un buon viatico per il conseguimento del secondo obiettivo, quello più importante in prospettiva: la pacificazione del Paese.

A tal fine già durante i primi mesi, e non solo i primi classici cento giorni, il Presidente dovrà varare un piano di ristori gigantesco per impedire un crollo verticale dell’economia con le conseguenze sociali drammatiche che già si sono palesate nel 2020. La conquista della maggioranza parlamentare da parte del Partito Democratico lo avvantaggerà indubbiamente ma Biden sa che per essere realmente incisiva la manovra economica dovrà venire rifinanziata a breve, ovvero raddoppiata, e questo porrà ovviamente temi di finanza pubblica e di prelievo fiscale assai rilevanti e complicati. Del resto la gravità della situazione economica è il secondo dei gravi problemi interni da affrontare, subito.

Questo punto pone a Biden la necessità – per restare sul piano squisitamente politico – di riuscire a conseguire il consenso di una parte, quella moderata e responsabile, dei repubblicani e al tempo stesso di non inimicarsi la forte ala sinistra del Partito Democratico, al momento lasciata abbastanza ai margini nella distribuzione delle cariche ministeriali. Eppure proprio questa conciliazione a livello politico potrà essere il prodromo di quella grande azione di conciliazione nazionale che il Presidente dovrà perseguire ad ogni costo.
Perché ormai è chiaro, ed è chiaro prima di tutti a Biden, che il mandato ricevuto dall’incredibile corso degli ultimi eventi è esattamente la riconciliazione nazionale. Di questo è bene sia consapevole il Partito Democratico: una precoce lotta interna dopo la parentesi elettorale sarebbe un esempio di irresponsabilità dannosissimo e irrimediabile nel momento in cui, al contrario, è la pacificazione degli animi l’obiettivo numero uno. Biden ha l’esperienza, la posa, il carattere, per gestire con saggezza questa delicatissima fase. C’è da sperare che anche giovani e dinamiche parlamentari molto alla moda come Alexandria Ocasio-Cortez si rendano conto del compito fondamentale che ha il Presidente e, con esso, il suo partito.

Mai l’America dai tempi della Guerra Civile è stata al suo interno così profondamente divisa come ora. Trump ha inoculato nelle sue viscere il virus letale dell’odio nei confronti non solo degli “altri” ma anche verso i propri connazionali non disposti a subirne in silenzio le politiche, le posture, le bugie, le narrazioni volutamente travisanti la realtà. Riuscire a diminuire, sino a marginalizzare, il tasso di radicalità nelle relazioni interne fra le persone e i gruppi sociali è senz’altro il compito più decisivo, e per questo più difficile, che il Presidente Biden dovrà conseguire e rispetto al quale dovrà mettere a frutto le sue doti di moderazione unanimemente riconosciutegli. In una qualche misura egli è chiamato a ricostruire il “centro politico” dell’America. E’ nell’interesse di tutti, anche di chi americano non è, che vi riesca.

E, a tal proposito, la domanda successiva è quanto questo ineludibile e prioritario obiettivo inciderà sulla terza grande questione, assai più tradizionale, che la nuova presidenza dovrà affrontare, ovvero il ruolo USA nel mondo. Il confronto-scontro con la Cina, il rilancio della NATO, la rinnovata alleanza con l’Europa, la presenza o meno degli Stati Uniti sullo scacchiere del Levante…sono numerosi e tutti complessi i dossier sui quali Biden dovrà porre attenzione, che proveremo a esaminare in un prossimo articolo. Sul punto, fortunatamente, occorre dire che il nuovo Presidente ha grande competenza, maturata non solo durante gli anni trascorsi alla Casa Bianca con Obama ma forse ancor più per i molti anni durante i quali ha seguito, da parlamentare della Commissione Esteri, la politica internazionale statunitense. Dovrà senz’altro metterla in campo. Tutta.