CAMPAGNA ELETTORALE SCIALBA? È LOGORO IL SISTEMA POLITICO. TORNANO ALLA MENTE LE PAROLE DI MORO…

 

La riduzione del numero dei parlamentari costituisce una reale volontà di restringimento delle decisioni nelle mani dei capi partito che, a loro volta, decidono candidati e candidature al di fuori della volontà e del controllo popolare. I segni di questo decadimento politico e morale non mancano: dalla classe dirigente attualmente in voga alle nuove leve tutte schierate in truppa e agli ordini dei vari capi tribù romani. Diceva Aldo Moro: “Non vogliamo essere gli uomini del passato, ma quelli dellavvenire”.

 

Paolo Frascatore

 

Sarà ricordata sicuramente come la campagna elettorale più scialba nella storia della Repubblica italiana, quella che si sta consumando in questo scrocio di fine estate. Tra pronti, credi, fantasmi neofascisti e promesse calende greche, si assiste quotidianamente ad una tale demagogia che puzza di farsesco lontano un miglio. La verità che emerge è la mancanza di programmi seri e concreti. La prova lampante di questa amara verità è la personalizzazione della politica: quale partito non ha nel simbolo il nome del proprio leader? Solo il Pd. Ma questa non è né un’assoluzione, né una sorta di simpatia per un partito che ormai vegeta da moltissimo tempo solo ed esclusivamente in funzione della propria presenza all’interno della compagine di governo, costi quel che costi.

 

Il risultato di questa sorta di tramonto democratico della vicenda politica italiana è rappresentato da coloro che volevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno, ne hanno minato il suo fondamento democratico legato alla rappresentanza popolare con quella demagogia populista che la riduzione del numero dei parlamentari costituisce la base del buon funzionamento delle istituzioni e, soprattutto, del risparmio in termini di denaro. La verità è sicuramente un’altra: la riduzione del numero dei parlamentari, oltre ad essere lo specchietto delle allodole per il cittadino comune ormai stanco di soprusi e di sacrifici da dover sopportare, costituisce una reale volontà di restringimento delle decisioni nelle mani dei capi partito che, a loro volta, decidono candidati e candidature al di fuori della volontà e del controllo popolare.

 

Così, i catapultati in collegi ritenuti sicuri dalle varie coalizioni danno il senso e la misura che, ormai, ogni appuntamento elettorale, da un pò di anni a questa parte, rappresenta solo quella sorta di “legittimazione popolare” per continuare a sedere in Parlamento e pensare ad altro rispetto alle esigenze di un territorio e di una popolazione. Non siamo facili profeti, ma non è difficile immaginare che la chiusura delle urne il 25 settembre vedrà regredire ancor di più i cittadini che parteciperanno al voto e scenderà sotto la soglia del cinquanta per cento.

 

Un pericoloso segnale per la democrazia, ma soprattutto un solco sempre più profondo tra cittadini ed istituzioni che, la storia insegna, spesso imbocca la strada dell’autoritarismo e della dittatura come rimedi avallati dalla volontà popolare. I segni di questo decadimento politico e morale non mancano: dalla classe dirigente attualmente in voga alle nuove leve tutte schierate in truppa e agli ordini dei vari capi tribù romani. Sono questi, però, tutti segnali che incitano le menti pensanti di questo Paese a riconsiderare un impegno civile e politico, a tornare in trincea per combattere la buona battaglia di una vita politica come servizio disinteressato al cittadino, di impegno quotidiano per il bene comune, per spazzare via le incrostazioni di una burocrazia istituzionale e di partito che vegeta anch’essa all’ombra del leader di turno.

 

Guido Bodrato (una tra le poche menti ancora pensanti di questo Paese) ha giustamente inquadrato la situazione politica attuale, ma soprattutto quella del futuro da realizzare attraverso una riflessione di Aldo Moro: “Non vogliamo essere gli uomini del passato, ma quelli dell’avvenire. Il domani non appartiene ai conservatori e ai tiranni; è degli innovatori attenti, seri, senza retorica. E quel domani, nella civile società, appartiene, anche per questo, largamente, alla forza rivoluzionaria e salvatrice del cristianesimo. Lasciamo dunque che i morti seppelliscano i morti. Noi siamo diversi, noi vogliamo essere diversi dagli stanchi e rari sostenitori di un mondo ormai superato”.