Guai se la debolezza della Democrazia lasciasse campo aperto a minoranze prigioniere della paura, del pregiudizio e dell’egoismo sfrenato.

Sabato scorso diversi manipoli di neofascisti hanno assaltato la sede della CGIL di Roma e hanno guidato una sorta di assedio alle sedi delle Istituzioni democratiche. Il paragone con Capitol Hills forse è esagerato, ma non troppo. Attorno e dietro a loro, circa diecimila persone. La maggior parte pacifica, certo. E tuttavia le immagini di alcuni neofascisti, poi arrestati, che arringano la stessa folla plaudente in Piazza del Popolo hanno reso una idea inquietante.

E in questi giorni, per l’ennesima volta, varie manifestazione di “No Vax” e “No Green Pass” hanno attraversato le vie di molte città, mentre erano indetti scioperi dai sindacati “di base” (mi chiedo: i lavoratori iscritti ai sindacati confederali cosa sono, “vertici”? Forse un chiarimento sul principio della rappresentanza si impone) hanno creato problemi nella erogazione ai cittadini di alcuni servizi pubblici. Sono dunque due le questioni che si intrecciano in queste settimane cruciali per la nostra democrazia e per la stessa ripresa economica e sociale del Paese.

La prima è rappresentata dalla crescita dei gruppi neo fascisti, lasciati per troppo tempo liberamente scorrazzare per i ocial e per le nostre comunità – Roma in primis – in palese violazione di quanto prevede la Costituzione e con atteggiamenti talora accondiscendenti da parte di alcune formazioni politiche della destra. La seconda è rappresentata da una minoranza di persone “normali”, che però rifiutano ogni e qualsiasi vincolo di solidarietà e di responsabilità collettiva.

Girano gridando “libertà, libertà”. Ma “libertà” di cosa e da cosa? Libertà dal rispetto di regole decise democraticamente dalle istituzioni elette dai cittadini? Libertà da obblighi di comportamento fissati per garantire il bene comune? Libertà dalla competenza e dalla conoscenza scientifica? Dai propri doveri di cittadini membri di una comunità? Libertà dai vaccini che la realtà – non la propaganda della presunta “dittatura sanitaria” – dimostrano essere l’unica via per sconfiggere una Pandemia che solo nel nostro Paese ha provocato, ad oggi, 131.000 morti ed un danno incalcolabile per la società e per l’economia? In realtà, ciò che si richiede è la libertà da ogni “vincolo di comunità”: la forma più perniciosa di individualismo. 

La seconda questione non è meno grave della prima. I manipoli neofascisti sono capaci di “infiltrazioni” tipiche della guerriglia urbana: ma c’è anche una sottile infiltrazione culturale e morale che sta corrodendo il tessuto civile del Paese e che trova riscontro in una tendenza globale – questa si veramente esistente, altro che il “Grande Reset” di cui molti vanno sproloquiando – volta a minare alla radice il fondamento delle democrazie liberali.

Le troppe ambiguità di alcuni settori politici e le velate accondiscendenze diffuse verso questa minoranza che protesta contro l’obbligo del Green Pass non sono nulla di buono per la nostra D

emocrazia. La stragrande maggioranza degli italiani, che si sono vaccinati, rischia di sentirsi presa in giro e non tutelata nella sua scelta di superare egoismi e paure e di accettare invece il dovere del “buon cittadino”. Che implica anche una fiducia adulta e matura, non fideistica ma verificabile, nelle Istituzioni e nella conoscenza scientifica. Se prevalesse l’idea (sostenuta da Grillo, Salvini ed altri) di garantire tamponi gratuiti ai lavoratori non vaccinati, si aggiungerebbe anche la beffa: chi rispetta le regole pagherebbe, con le proprie tasse, i tamponi a chi non le rispetta.

Su cosa pensiamo di costruire il futuro del Paese e dei nostri figli e nipoti? Sulla sudditanza alle paure? Sui ciarlatani che imperversano nei social? Sulla scienza “fai da te”, perché, tanto, “uno vale uno”? Oppure invece sulla scommessa di un comportamento razionale e responsabile delle persone? Quest’ultimo, grazie a Dio, è in grandissima prevalenza, soprattutto tra le nuove generazioni. Ammiccamenti, astrusi distinguo, lisciatine di pelo e circospette ambiguità verso No Vax e No Green Pass vari sono un cinico e colpevole tradimento nei confronti di questa larga maggioranza di persone responsabili. Cioè, un tradimento del “bene comune”. Ed una pugnalata al futuro dei giovani.

Spetta alle Pubbliche Amministrazioni e alle imprese coltivare un nuovo dialogo sociale con il sindacato confederale più maturo e coraggioso, per trovare soluzioni – anche di tipo straordinario – in vista di un passaggio (quello del 15 ottobre, data di entrata in vigore della Legge sul Green Pass approvata dal Parlamento) che non può essere in nessun modo eluso, pena una irrecuperabile perdita di credibilità delle Istituzioni. Esse hanno il dovere di essere forti ed autorevoli; di pensare “alle nuove generazioni, non alle prossime elezioni”, come disse Alcide Degasperi.

Guai se la debolezza della Democrazia lasciasse campo aperto a minoranze prigioniere della paura, del pregiudizio e dell’egoismo sfrenato. Capacità di ascolto e di paziente convincimento da un lato (che esige però dalla politica parole di verità e non mezze bugie di comodo) e autorevolezza nel far rispettare le regole del bene comune, dall’altro, sono le due facce, non scindibili, di una società democratica. Al di fuori di questo equilibrio la Democrazia si suicida.