Del tutto improvvido è sembrato il gesto di Massimiliano Fedriga. Togliere la denuncia che la coscienza del nostro Paese rivolge al Governo Egiziano per nascondere la verità sulla tragica e orribile sorte di un giovane nostro concittadino, di Giulio Regeni, non ha alcuna giustificazione. Poteva sicuramente toglierlo per il periodo attinente alla pubblicità di un evento sportivo estivo, ma giustificarlo dicendo che l’avrebbe riposizionato il giorno successivo. Argomentare, come ha fatto il Presidente, è un gesto intellettuale, prima che etico e politico, per me incomprensibile.

A parlare non è in questo caso l’uomo politico, ma l’uomo che risponde alla propria coscienza. È  quest’ultima che mi spinge a muovere questa critica e questa osservazione. Fossi in Fedriga, come può capitare a chiunque, sentendo le proteste che da più parti gli sono piovute addosso, ritornerei sui miei passi.

Il dolore insopportabile per la perdita del giovane ricercatore di Fiumicello, uno dei nostri ragazzi, dovuta a torture con conclusione tragica, è un dolore che non può essere mai dimenticato. Ne va della nostra dimensione intima, culturale e religiosa.

Anche dovesse, come si vede un po’ ovunque, sbiadirsi il giallo degli striscioni, non potrà mai tingersi il dovere di un Paese nei confronti del diritto almeno alla Verità della sua drammatica scomparsa.

Hanno cercato in mille modi di aggirare e depistare la drammatica scomparsa del giovane Giulio e se adesso dovessimo dar segno di stanchezza – e togliere lo striscione ne è un inconfondibile indice – allora cederemmo a queste inqualificabili risposte egiziane e mancheremmo di rispetto all’immenso dolore dei genitori.

Invece, non dobbiamo demordere, perché è in gioco una profonda credibilità etico-politica.

Per questo motivo, sapendo che il Presidente è uso ascoltare le osservazioni che gli provengono, non tarderà a rimediare al guasto prodotto.

Con ciò, non rivelerebbe una fragilità ideale, quanto un acquisto impagabile di stile e di forza. So quanto tutto questo sia complicato, non voglio farla facile e semplice, perché, nel caso rivedesse la sua posizione, i più feroci lo potrebbero canzonare.

Bisogna che maturi una convinzione, magari confortato da quelli  che, come me, sono animati più a raccogliere la sostanza che a criticare la forma.