Ho letto l’ultimo tweet del direttore D’Ubaldo. Ne riporto integralmente il testo: “,,,@RaiStoria ha ricordato la figura di Dom Franzoni. Forse @paolomieli avrebbe potuto raccogliere più testimonianze. Va detto che la sezione Dc di Ostiense, in mano alla Sinistra di Base, inizialmente appoggiò l’Abate di San Paolo”. 

Qual era il clima dei rapporti tra cattolici e comunisti? Credo si debba ricordare come nella prima metà degli anni settanta fosse piuttosto normale che i cattolici di sinistra e quelli della sinistra Dc si trovassero spesso assieme in iniziative comuni e in un comune sentire. La lezione del Concilio era accolta da entrambi allo stesso modo. 

Ora, la ricezione del grande evento ecclesiastico si  basava su tre punti essenziali:

1) Il ruolo del laicato, ormai protagonista nella Chiesa e nella società.

2) Il sorgere delle comunità, certo in parrocchia, ma anche in altre dimensioni, come, a esempio, il quartiere. Ricordo il mio matrimonio nel 1973.. Fu una cerimonia partecipata dai miei amici aclisti e fucini. Nessuno rimase solo in ascolto.

3) Le comuni letture. Io e mio fratello Roberto, ad esempio, eravamo abbonati a “Testimonianze”, la rivista di Padre Balducci. 

Leggevamo i testi del Concilio e le encicliche dei Papi, dalla Pacem in terris alla Populorum progressio…e poi don Mazzolari, don Milani e così via. Il convegno di Ancona del 1973 dedicato a Jacques Maritain nacque proprio da questo comune sentire. Certamente la Populorum progressio di Paolo VI fu fondamentale per Roberto – a lui si deve lo sforzo maggiore per la costituzione dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain – il quale, del resto, era già in sintonia con le problematiche internazionali.

Nel gruppo raccolto attorno al Alfredo Trifogli, all’epoca Sindaco di Ancona, Piergiorgio Mariotti ed io ci consideravamo vicini al Pci, gli altri erano democristiani  (precisamente o morotei o della corrente di Base). In ogni caso, io scrivevo su “Civitas”, prima, e poi sul ”Domani d’Italia” (già allora!!!), il mensile di Piero Pratesi e Giovanni Galloni,  che sembrava in effetti un supplemento di  “Rinascita” (la rivista teorica del Pci).

Nel 1976 si lavorò tutti assieme (A.C. e Fuci e…altri) sul fondamentale convegno “Evangelizzazione e promozione umana” organizzato dalla Conferenza Episcopale. Insomma non si marcavano differenze significative.

Vorrei aggiungere che personalmente non amavo Franzoni. Mi sembrava un po’ troppo radicale e finanche insofferente al dialogo. Ricordo tuttavia che quando venne ad Ancona non fu sufficiente il cinema più grande della città a contenere il pubblico desideroso di partecipare.

In conclusione, ho trovato Paolo Mieli molto estraneo al clima del tempo. L’unica cosa che in trasmissione pareva interessargli era domandare come nel Pci fu accolta l’iscrizione di dom Franzoni. La qualcosa, nei miei ricordi, fu davvero…un non evento. Ecco, per capire l’atmosfera degli anni settanta, non avrei fatto una puntata sull’inquieto abate di San Paolo, quanto piuttosto su don Mazzolari o don Milani o Padre Balducci. E, perché no, su Maritain.