C’è bisogno di una fase nuova

Molte sono state le ragioni che hanno allontanato i cittadini dalle istituzioni, principalmente la mancanza di un confronto serio e l’approfondimento dei problemi esistenti.

Osservo ciò che accade nella politica odierna e lo sconforto mi assale. Non c’è da essere allegri nel vedere che, quotidianamente, ci vengono propinati messaggi troppe volte fuorvianti o che si cerchi di rappresentare una realtà inesistente pur di avere il compiacimento popolare e raccogliere voti. Allo stato attuale prevalgono populismo e demagogia che parlano alla pancia dei cittadini soppiantando ragionamento e pensiero ponderati, preferendo colpire un nemico, qualsiasi esso sia.

Si addossano tutte le responsabilità ai passati governi magari avendone fatto parte ma facendo finta di non esserci mai stati come nel caso della Lega Nord che invece c’è stata per almeno dieci anni.A parte queste precisazioni, il problema che il Paese sia allo sfascio è una triste realtà. Le problematicità insite nelle infrastrutture e nella estrema fragilità del territorio sono l’evidenza che per troppo tempo sono state trascurate per mancanza di pianificazione e programmazione in favore della  manutenzione ordinaria e straordinaria.

Si dirà che non ci sono risorse finanziarie sufficienti. Può essere, ma è altrettanto vero che sono mancate scelte politiche precise che dessero priorità all’utilizzo delle risorse per manutenere tutto ciò che c’è sul territorio dalla viabilità, fognature, acquedotti, corsi d’acqua alle sistemazioni idrogeologiche. Ciò che ha portato Italia nelle condizioni che conosciamo è la evidente involuzione della classe politica e della dirigenza, iniziata quasi un trentennio fa.

Molte sono state le ragioni che hanno allontanato i cittadini dalle istituzioni, principalmente la mancanza di un confronto serio e l’approfondimento dei problemi esistenti. Tutto questo mette oggi in evidenza il problema che manca un progetto Italia e una direzione politica. Quindi, rimettere in piedi il Paese è molto complicato, più ancora che fare un governo e selezionare una classe dirigente. Qualsiasi calamità naturale intervenga non si capisce chi deve controllare che cosa.

Ora bisogna porsi un problema urgente di tecnica politica: rifare le leggi sugli appalti, sburocratizzare e velocizzare  e ricreare una classe tecnico-politica capace.Questo Governo è fatto di giovani che potrebbero rappresentare una speranza solo se capiranno che la crisi in atto è strutturale e insieme a giovani di altre forze politiche essere iniziatori di una fase nuova perché i giovani sono sempre portatori di rinnovamento.

Va da se che il progetto troverà positivo compimento solo se saranno messe da parte supponenza e arroganza in favore umiltà nel chiedere consigli, studio e preparazione per essere competenti per agire con efficacia e lungimiranza.