L’ex centro sinistra, in Italia, riparte – sempre che riparta – sostanzialmente da zero. Oggi, di fatto, non c’è più. L’alleanza strategica che molti nel Partito democratico vogliono fare con il partito di Grillo e Casaleggio – qualche autorevole dirigente parla addirittura di una fusione tra i due partiti – getta un futuro negativo per una alleanza politica e una coalizione programmatica che ha segnato, con la sua politica, la stessa evoluzione della democrazia italiana. Una coalizione che ha saputo esprimere, nelle diverse fasi storiche, un pensiero e una prassi fortemente democratica, riformista e nel pieno rispetto delle indicazioni costituzionali.

Ora, la nuova fase politica che si è aperta all’insegna del trasformismo, rischia di far accelerare definitivamente ed irreversibilmente la fine del centro sinistra. Se la spinta antisistema, demagogica e populista dei 5 stelle viene sposata acriticamente dal Partito democratico, non potremmo che salutare definitivamente l’alleanza di centro sinistra come un fatto storico e da consegnare agli storici per le loro ricerche accademiche e culturali. Siamo, cioè, ad un bivio decisivo per il futuro del riformismo politico e di governo nel nostro paese. Ecco perché, allora, almeno su due aspetti, si tratta di chiarire se si vuol recuperare sino in fondo la tradizione, la cultura e la storia del centro sinistra o se, al contrario, si accettano la logica e la prassi del trasformismo. Una tesi, questa, cara ai Del Rio di turno che, per il mantenimento e la conquista del potere, sono disposti a fare qualsiasi operazione politica.

In primo luogo, quindi, va respinta in modo chiaro e senza equivoci la deriva demagogica, populista e trasformistica. Se questi elementi sono e saranno la nuova bussola che orientano il comportamento dei partiti che virtualmente sostengono di rifarsi ancora al centro sinistra, sarà perfettamente inutile continuare a blaterare di coalizione riformista, democratica e progressista. Sarebbe un puro esercizio retorico e del tutto virtuale. E’ inutile girarci attorno.

In secondo luogo il centro sinistra può rinascere e consolidarsi solo se saranno visibili un centro e una sinistra. Sembra una affermazione semplice e persin banale ma è indubbio che con il tramonto definitivo della cosiddetta “vocazione maggioritaria” del Partito democratico la coalizione può ridecollare solo se sarà in grado di rimettere insieme partiti, movimenti e gruppi politici. Appunto, una coalizione plurale e vasta. Ma, soprattutto, una alleanza che sappia rendere visibile l’articolazione pluralistica – culturale, politica e programmatica – su cui poggia una alleanza come il centro sinistra. Lo diceva recentemente a Torino Massimo D’Alema durante un convegno organizzato dalla Fondazione Italiani Europei. E cioè, con rara semplicità e lucidità, il centro sinistra può avere una prospettiva e un futuro solo saprà riscoprire le ragioni politiche del centro riformista e democratico e le ragioni politiche della sinistra riformista e democratica. Serve, cioè, riscoprire le culture politiche e i rispettivi programmi di governo che alimentano e giustificano la presenza del centro e della sinistra. Cioè del centro sinistra.

Ecco perché siamo arrivati ad un bivio: o, adesso, si cede alle ragioni del populismo e della demagogia dei 5 stelle o si inverte, seppur faticosamente, la rotta e si ricreano le ragioni per il rilancio di una coalizione. Si tratta di una scelta politica. Basta dirlo, e farlo, con chiarezza e senza equivoci.