Sempre più nel nostro paese cresce l’attenzione nei riguardi del centro. I cattolici democratici lo intendono, da De Gasperi in poi, come orientato a sinistra. Ma cosa significa oggi costruire un progetto politico di “centro che guarda a sinistra”? Ebbene, occorre essere molto esigenti sul piano dei valori da difendere e delle alleanze da costruire. se vogliamo declinare correttamente la formula di un passato glorioso.

Quando parliamo del “centro”, noi cattolici democratici e popolari di norma pensiamo immediatamente all’ormai famoso e decantato “centro che guarda a sinistra” di degasperiana memoria. Parole che hanno orientato e condizionato la scelta di molti cattolici democratici, popolari e sociali in questi ultimi decenni della storia democratica del nostro paese. Ma, al di là di questa tradizione politica e culturale, è indubbio che la “domanda di centro” cresce sempre di più nel nostro paese. Certo, tutti ben conosciamo le motivazioni politiche che stanno alla base di questa domanda. Dopo la stagione della contrapposizione frontale tra due coalizioni che sono sempre più sfilacciate; dopo la fase populista che ha contribuito a dequalificare la politica, i partiti, le culture politiche e soprattutto l’azione di governo; dopo la caduta verticale di credibilità e di autorevolezza della stessa classe dirigente politica; e, soprattutto, dopo la relativa sospensione della politica che ha provocato, come da copione, l’arrivo dei “tecnocrati” e degli intramontabili “esperti”, è di tutta evidenza che si deve aprire una nuova stagione politica. E forse anche di governo.

Ed è proprio all’interno di questo contesto che si inserisce la necessità, ormai non più prorogabile, di un “centro” che sappia declinare, al contempo, una autentica e credibile “politica di centro”. Una politica, e una prassi, che sappiano recuperare alcuni “fondamentali” che hanno caratterizzato una delle migliori stagioni politiche del nostro paese. E quindi, cultura di governo, cultura della mediazione, disponibilità all’ascolto e al confronto, rifiuto della radicalizzazione della lotta politica, rispetto delle istituzioni democratiche, preparazione e qualità della classe dirigente, riconoscimento del pluralismo, capacità di fare sintesi, rispetto dei corpi intermedi e, non ultimo, una cultura autenticamente riformista e democratica.

Ora, però, per ritornare ad un “centro che guarda verso sinistra”, non possiamo non fare una riflessione politica legata alla contemporaneità. Detta in termini molto chiari, cosa significa oggi costruire un progetto politico di “centro che guarda a sinistra”? Sul versante del centro sinistra, questo significherebbe allearci, come dice il segretario del Pd, in modo organico e strategico con il partito populista per eccellenza, ovvero i 5 stelle di Grillo e Conte? Sarebbe quello il modello politico che, oggi, invera la lezione e il magistero degasperiano? Al contempo, ed è d’obbligo chiederselo, se l’alleanza con gli artefici del populismo e dell’antipolitica è antropologicamente esterno ed estraneo a tutto ciò che è riconducibile alla tradizione culturale e politico del cattolicesimo politico, liberale e sociale, è pur vero che un eventuale “centro” organicamente legato a ciò che resta del sovranismo – per la verità ben poco dopo il conflitto russo/ucraino – è altrettanto lontano dalle radici di quella tradizione ideale e politica.

Ecco perchè, al di là del passato glorioso e storico del magistero degasperiano e dell’intera storia e del percorso del cattolicesimo politico italiano, è indubbio che proprio oggi è indispensabile e necessaria una attenta valutazione su ciò che significa “un centro che guarda a sinistra”. Perchè delle due l’una. O l’alleanza con la sinistra è un dogma e una pregiudiziale e allora tutto è possibile a prescindere dal profilo e dalla natura di quella concreta coalizione, oppure un rinnovato protagonismo del “centro” non può non affrontare il quadro che si va configurando dopo la stagione segnata dal populismo e dal sovranismo. Senza pregiudiziali, senza approcci dogmatici e senza preclusioni di ogni sorta. Per questi motivi va aperta una serena ma laica discussione anche tra di noi. Per il nostro futuro e non per contemplare solo il nostro passato.