Cerroni plaude agli Amici di Piazza Nicosia. Non parla di “monnezza” ma di “damnatio memoriae”. Eppure Gualtieri sappia…

 

Parole di elogio per il documento – La Dc e i cattolici a Roma nel secondo ‘900 – diffuso nei giorni scorsi (in fondo alla pagina il link per accedere al testo integrale). Cerroni distilla considerazioni da vecchio saggio. Sullo sfondo resta comunque la controversia sull’inceneritore da realizzare a Roma. È corretto il metodo che discende, almeno sembra, dall’affidamento di poteri speciali al Sindaco Gualtieri?

 

Romano Contromano

 

 

 

Manlio Cerroni, solitamente definito dalla stampa il Re di Malagrotta, non è citato nel documento diffuso martedì 3 maggio dagli Amici di Piazza Nicosia. Nel testo si fa solo un rapido cenno alla soluzione a suo tempo adottata dalle amministrazioni capitoline a guida Dc per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Per molto tempo ha rappresentato agli occhi della pubblica opinione un esempio di gestione appropriata ed efficiente.

 

 

Forse anche per questo richiamo del tutto implicito alla sua azione imprenditoriale, Cerroni ha voluto limitarsi a un elogio distaccato, con il probabile intento di non seminare inutili polemiche. Queste le sue parole: “Mi complimento con tutti i firmatari ed estensori del documento. Speriamo che la Vostra riflessione comune consegua l’obiettivo di combattere la “damnatio memoriae” così imperante di questi tempi e contribuisca a riportare l’attenzione su quella “voglia di fare” che ha contraddistinto tutti quegli anni e che ha fatto di Roma un modello riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo e che oggi ci fa dire amaramente “come cadesti o quando da tanta altezza in così basso loco?”.

 

Cerroni ha tempra di combattente. Chapeau! In questo caso assume la veste del saggio, non entra nella disputa, fresca di battute e contro battute, sulla scelta dell’inceneritore. Si sa però che nella missiva indirizzata al Sindaco alcuni giorni fa messo i piedi nel piatto – o per meglio dire nella mondezza – per indicare la via di una soluzione tecnologica che azzera i rischi connessi all’incenerimento dei rifiuti. Per i cultori della materia si tratta nella sostanza di una modalità consistente nella gassificazione di tutto ciò che usualmente, in epoca precedente, veniva conferito in discarica.

 

Non entriamo nel merito. A questo stadio della discussione è lecito comunque sollevare un dubbio circa il criterio che sembra dominare lo scenario della controversia. Ammettiamo pure che sia valido – il che non significa negare che si tratti di un approccio quanto meno originale – attribuire al Sindaco il potere d’intervenire straordinariamente, in deroga alla legge regionale, per risolvere il problema della pulizia della città. Resta in ogni caso da decidere se sia giusto immaginare preventivamente, come si evince dal dibattito in corso, il ricorso a una tecnica di gestione.

 

Senza cadere nel tipico omaggio alla concorrenza dei liberisti ad oltranza, spetterebbe al mercato mettere a disposizione dei decisori politici le proposte più confacenti, secondo la logica di una sana e autentica competizione tra le imprese. Questo farebbe il bene della città. Invece si parte dall’assunto che sia l’inceneritore la panacea del disastro ambientale della capitale e si prefigura uno schema di gestione, ovvero l’affidamento a una newco che Acea ed Ama dovrebbero quanto prima costituire, proprio in funzione della preventiva opzione tecnologica. È questo il metodo per accertare quali siano le convenienze migliori, in primis per la salute di cittadini, che la Giunta Gualtieri è chiamata a individuare?

 

Insomma, si tratta di non eccedere in semplificazioni avvalendosi della presunta bacchetta magica dei poteri speciali. Gualtieri non deve cadere in questa trappola. È un uomo che nella sua sobrietà mostra il gusto del buon senso. Faccia in fretta, tenga a bada gli estremisti, scelga per il meglio: il tutto, però, nella cornice di una limpida e corretta procedura di governo.

La Dc e i cattolici a Roma nel secondo ‘900