Cesa Buttiglione e Rotondi uniti: Dov’è la novità?

Pesano errori e debolezze degli anni trascorsi. Il tentativo di nobilitare, infatti, una linea di fiancheggiamento alla politica di Berlusconi si è spenta nel silenzio e senza il minimo di reazione da parte di quel mondo cattolico

La notizia non è esplosa come una bomba, ma nelle intenzioni dei protagonisti doveva o, chissà se nei prossimi giorni, dovrebbe fare molto rumore. Cesa e Rotondi, grazie alla mediazione di Buttiglione, si sono dichiarati pronti a  unirsi sotto il simbolo dello Scudo crociato. Non è una grande notizia?

Per adesso sinceramente non lo è, ricalcando il sentiero, a ben vedere, di analoghe operazioni del passato. È vero, in giro per l’Italia c’è voglia di Democrazia cristiana. Da questo a dire però che l’annuncio di una sparuta nomenklatura di cattolici moderati sia la risposta a una diffusa aspettativa, alle prese comunque con la sfida di un governo populista e sovranista, c’è ne corre.

Pesano errori e debolezze degli anni trascorsi. Il tentativo di nobilitare, infatti, una linea di fiancheggiamento alla politica di Berlusconi si è spenta nel silenzio e senza il minimo di reazione da parte di quel mondo cattolico – introvabile come tale fin dal post-Concilio – chiamato a sostenerne il carico di motivazione e perciò di organizzazione.

Quale sia oggi la novità del ritorno allo scudo crociato non è pertanto desumibile dagli esili cenni di cronaca pre-feriale. Siamo sempre fermi all’idea di un protagonismo cattolico di segno neo-gentiloniano che, al netto di sforzi e buone intenzioni, si pone al di fuori della tradizione sturziana e degasperiana. Che utilizzi il simbolo della Dc, quando esso andrebbe seriamente conferito all’Istituto Sturzo, poco conta; né convince, in questo impiego di furbeschi accomodamenti, che possa riuscire nell’opera di seduzione di potenziali elettori.

Quando una proposta, fiera di solo accanimento ai protocolli e alle simbologie, manca infine di slancio e generosità, al massimo può ambire a rivitalizzare il “piccolo mondo antico” della decadenza. In questo caso, appunto, della decadenza o peggio della corruzione del cattolicesimo politico di matrice democratica e popolare. Il futuro, insomma, porta in grembo una volontà di riscossa capace di far tesoro di una grande lezione riformista. Prima di pensare al guscio, come può essere l’antico simbolo della Dc, bisogna concentrarsi sulla intonazione di un nuovo progetto politico. A sinistra socialmente e al centro politicamente: mai a destra, se vale il vessillo della solidarietà e della libertà, e dunque non a rimorchio del moderatismo, ovvero dell’opportunismo di potere. La carta della rinascita democristiana non va sprecata, come ancora per la miopia dei cosiddetti moderati si rischia di fare.