In base al rapporto di collaborazione tra le due testate, Il Domani d’Italia e Orbisphera, pubblichiamo il testo integrale dell’editoriale di Antonio Gaspari, direttore di Orbisphera.

La canonizzazione di Charles de Foucauld è un evento che oltrepassa di molto il riconoscimento di una grande testimonianza di santità.
Quella di Charles Eugène de Foucauld è una storia incredibile: figlio di una famiglia aristocratica con avi che avevano combattuto nelle crociate, orfano all’età di sei anni, tirato su dai nonni, Charles è stato militare, geografo, esploratore, antropologo, linguista, monaco, frate, sacerdote, mistico, eremita.
Dall’adolescenza ai 28 anni visse una vita disordinata ed agnostica. Poi l’esperienza di esploratore e geografo in Algeria e Marocco lo portò ad approfondire i testi sacri e la spiritualità di ebrei e musulmani.
Dopo un viaggio in Terra Santa, all’età di 31 anni, riscoprì la fede cristiana e si fece frate trappista.
In continua ricerca dell’imitazione di Cristo, Charles de Foucauld lasciò la Trappa per vivere da eremita, prima in Palestina e poi a Béni-Abbés, un’oasi situata sulla riva sinistra del Saoura a sud di Orano, nel Sahara occidentale (Algeria francese).
Desideroso di fondare una nuova congregazione religiosa, non trovò nessuno che si unisse a lui. Visse tra i Tuareg testimoniando il Vangelo con il suo stile di vita e le sue opere.
Fu ucciso durante una razzia di predoni il 1° dicembre 1916. Aveva 58 anni.
Dopo la sua morte, la sua vita e i suoi scritti divennero così noti che nacquero varie famiglie ispirate al suo esempio. Attualmente esistono dieci congregazioni religiose e otto associazioni di vita spirituale che si rifanno a lui. Tra queste, le Piccole Suore di Gesù e la Fraternità Charles de Foucauld.
Nel giorno della sua beatificazione (13 novembre 2005) Papa Benedetto XVI lo ricordò con queste parole: «Ringraziamo per la testimonianza di Charles de Foucauld. Attraverso la sua vita contemplativa e nascosta a Nazareth, ha incontrato la verità dell’umanità di Gesù, invitandoci a contemplare il mistero dell’Incarnazione; lì ha imparato molto sul Signore, che ha voluto seguire con umiltà e povertà».
«Ha scoperto che Gesù, venuto per unirsi a noi nella nostra umanità, ci invita alla fratellanza universale. Come sacerdote ha posto al centro della sua esistenza l’Eucaristia e il Vangelo, le due mense della Parola e del Pane, fonte di vita cristiana e di missione».
Nello stesso giorno il cardinale Saraiva Martins, allora Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, ebbe a sottolineare: «Charles de Foucauld ha avuto una notevole influenza sulla spiritualità del XX secolo e rimane, all’inizio del terzo millennio, un riferimento fecondo, un invito a uno stile di vita radicalmente evangelico».
«Accogliere il Vangelo in tutta la sua semplicità, evangelizzare senza voler imporre, testimoniare Gesù nel rispetto delle altre esperienze religiose, riaffermare il primato della carità vissuto in fraternità – aggiunse Saraiva Martins –, questi sono solo alcuni degli aspetti più importanti di una preziosa eredità…».
Ancora più intensa l’influenza che de Foucauld ha avuto su Papa Francesco.
«In questo spazio di riflessione sulla fraternità universale – ha spiegato il Papa nell’enciclica “Fratelli tutti” –, mi sono sentito motivato specialmente da San Francesco d’Assisi, e anche da altri fratelli che non sono cattolici: Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e molti altri. Ma voglio concludere ricordando un’altra persona di profonda fede, la quale, a partire dalla sua intensa esperienza di Dio, ha compiuto un cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti. Mi riferisco al Beato Charles de Foucauld».
«Egli andò orientando il suo ideale di una dedizione totale a Dio verso un’identificazione con gli ultimi, abbandonati nel profondo del deserto africano. In quel contesto esprimeva la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello, e chiedeva a un amico: “Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo paese”. Voleva essere, in definitiva, “il fratello universale”. Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti…».
«Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi», ha invocato il Papa.