Cina e Russia, cosa chiede Biden a Draghi?

Educato negli Usa (come Amato), Mario Draghi è il più transatlantico dei nostri presidenti del Consiglio. Non sorprende allora l’intesa (all’insegna del pragmatismo) trovata con Joe Biden al G7 su tanti dossier scottanti dell’agenda internazionale, Cina e Russia in testa. Il commento - estratto in parte dal sito di “Formiche” - di Federiga Bindi, professoressa di Relazioni Internazionali all’Università di Roma Tor Vergata.

Educato negli Usa (come Amato), Mario Draghi è il più transatlantico dei nostri presidenti del Consiglio. Non sorprende allora lintesa (allinsegna del pragmatismo) trovata con Joe Biden al G7 su tanti dossier scottanti dellagenda internazionale, Cina e Russia in testa. Il commento – estratto in parte dal sito di “Formiche” – di Federiga Bindi, professoressa di Relazioni Internazionali allUniversità di Roma Tor Vergata.

 

 

Dal 20 gennaio 2021, giorno dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, negli Stati Uniti si è respirata immediatamente un’aria nuova. Grazie alla sue pluridecennale esperienza politica e agli otto anni da Vice Presidente, nonché conscio di avere solo due anni a disposizione prima delle prossime elezioni per il Congresso, Biden è partito a passo di marcia e sta andando come un treno.

Domesticamente, Biden ha capito che il Covid è un evento epocale, destinato a marcare il futuro del mondo, e sta approfittando della crisi post-Covid per disegnare l’America del futuro, a partire dalle infrastrutture.

Se, come alcuni dicono, il Covid, non è solo un evento naturale e/o l’obbiettivo del ritardo nella comunicazione da parte della Cina era quello di far saltare l’America, ha decisamente avuto l’effetto inverso.

 

Senza parlare della vaccinazione, che in molti Stati – anche Repubblicani – è ormai ben oltre la soglia del 70%. Incastrata nelle sabbie mobili delle burocrazie europee e nazionali, l’Europa sta invece tristemente perdendo la sfida con il futuro.

 

In politica estera, Biden si è circondato di molte persone che avevano già rivestito ruoli di rilievo nell’Amministrazione Obama. Questo ha avuto il chiaro vantaggio di poter essere, anche qui, operativi fin dal primo giorno. Il primo risultato visibile è stato il rientro nell’Accordo di Parigi sul clima, grazie a John Kerry.

 

D’altra parte, però, questo ha implicato una serie di retaggi, in particolare su aree di interesse per l’Italia come la Libia e la Russia. Sulla Libia, Biden si è limitato alla classica pacca sulla spalla durante la sua bilaterale con Draghi. Se (se) qualcosa salterà fuori per il nostro paese lo si vedrà solo dopo l’incontro tra il presidente Americano e quello Turco, Recep Erdogan, l’ormai vero king-maker.

 

Sulla Russia, da sempre bestia nera di Victoria Nuland, una che non ha mai amato l’Italia e adesso è sottosegretario per gli affari politici – dopo il lapsus nell’intervista con George Stephanopoulos – Biden ha strategicamente puntato all’antagonismo, essendo un nemico ampiamente interiorizzato dal popolo americano, e quindi in grado di unire Democratici e Repubblicani.

 

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https://formiche.net/2021/06/cina-e-russia-cosa-chiede-biden-a-draghi-la-versione-di-f-bindi/