Continua il pressing del M5s per le dimissioni di Siri, ma Salvini lo blinda

In attesa dell'incontro con Conte, M5s aumenta la pressione affinché il sottosegretario leghista, indagato per corruzione, faccia un passo indietro

Fonte AGI

Il caso di Armando Siri continua a creare tensioni nel governo. In attesa dell’incontro con Giuseppe Conte, si fa più intenso il pressing del M5s affinché il sottosegretario leghista, indagato per corruzione, faccia un passo indietro dall’esecutivo, mentre i leghisti ‘blindano’ l’ideologo della flat tax, sostenendo di attendere la mediazione del presidente del Consiglio.

Conte ha acconsentito a lasciare altro tempo al sottosegretario genovese, che potrebbe essere sentito dai pm nelle prossime ore, come annunciato dal suo avvocato, e il faccia a faccia, che avrebbe potuto tenersi oggi al ritorno del premier dalla Cina, non c’è stato mentre continuano le ‘stilettate’ tra alleati sul caso. Dal canto suo, il capo della Lega Matteo Salvini, ospite in tv, ha annunciato l’intenzione di riaprire i termini di scadenza per la presentazione delle domande per accedere alla cosiddetta ‘pace fiscale’, provvedimento di cui si è occupato proprio Siri, ‘corretto’ più volte nei mesi scorsi dal M5s.

Intanto, domani il premier e i suoi due vice, Salvini e Luigi Di Maio, si vedranno a Tunisi, per il vertice inter-governativo Italia-Tunisia. Il volo in aereo verso il Paese nordafricano potrebbe essere occasione per un confronto sul caso tra Conte e Salvini, che non avrebbero avuto recenti contatti sul tema. Mentre Di Maio li attenderà a Tunisi, dal momento che arriverà già stasera con il volo di linea.

“Siri continuerà a fare il senatore, lasciamo libero il posto da sottosegretario e quando si saranno concluse le indagini, vedremo”, ha scandito oggi il vice premier M5s, che ha smentito le indiscrezioni di stampa secondo cui una delle soluzioni potrebbe essere una autosospensione temporanea e volontaria dall’incarico del leghista. “L’autosospensione non esiste, è un istituto che non esiste, esistono le dimissioni o stare in carica, il tema è se Siri, se risulterà prosciolto, vuole tornare, sarò io il primo a dire che può tornare, se sarà innocente – ha scandito -. Ma non ci prendiamo in giro, non credo che Conte avesse in mente questo”.

“Il Movimento 5 stelle chiede a Siri di mettersi in panchina, finché l’inchiesta sia conclusa”, torna a dire Luigi Di Maio. “La Lega – sottolinea il capo politico M5s – deve comprendere che, sebbene loro non abbiano questa sensibilità sul tema corruzione, noi l’abbiamo e dobbiamo difendere le istituzioni anche da una macchia ipotetica che possa venire da questa inchiesta”.

Durissimo l’attacco inviato a mezzo ‘fonti M5s’ a Salvini: “Anche Berlusconi diceva che i processi non si fanno in Parlamento o sui giornali. E mentre lo diceva, accomodandosi sulla lunghezza dei processi, continuava a mangiarsi il Paese. Dispiace che anche Salvini la pensi allo stesso modo. Non è questione di dove si fanno i processi, a nostro avviso, ma questione di opportunità politica”. “Agli attacchi delle opposizioni e dei giornali sono abituato. È bizzarro leggere ogni giorno dichiarazioni di M5s contro di me. Io non rispondo e lavoro; sarebbe opportuno che tutti facessero lo stesso”, si è lamentato, dal canto suo, il capo della Lega.

“Conte è tornato, ci sta pensando lui”, ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. A chi gli chiedeva se fosse ottimista sull’esito della vicenda, ha risposto: “Se non si è ottimisti non si va avanti, bisogna essere ottimisti per forza”.

Fonti governative della Lega smentiscono che Siri sia intenzionato a rassegnare le dimissioni. “Domani – ha aggiunto Giorgetti – abbiamo il Consiglio dei ministri e almeno li’ ci vediamo”. Nella riunione del Cdm, non ancora convocata ma che si dovrebbe tenere intorno alle 21, dal governo dovrebbe arrivare il via libera alla nomina di alcuni prefetti e del nuovo direttorio della Banca d’Italia, indicato dal Consiglio superiore dell’istituto il 28 marzo.

Ma oltre al ‘caso Siri’ sono diversi i fronti, nuovi e vecchi, che dividono, i due azionisti della maggioranza: dalla castrazione chimica, rispolverata da Salvini dopo lo stupro di Viterbo e per la quale la Lega ha presentato diverse proposte di legge mentre per Di Maio è una “presa in giro per le donne e i cittadini”; alle intese con le Regioni che chiedono l’autonomia differenziata, battaglia storica degli ‘ex lumbard’ su cui il M5s nutre diverse perplessità; ai corridoi umanitari che sono oggetto di un botta e risposta ‘piccato’ tra il ministro della Difesa Elisabetta Trenta e i sottosegretari leghisti Nicola Molteni e Raffaele Volpi.

Confronto-scontro tra i due alleati di governo anche nell’interpretazione dell’esito delle amministrative in Sicilia, con Salvini che, da una parte, si è detto soddisfatto, mentre Di Maio, dall’altra, ha tenuto a sottolineare come il M5s ‘batta’ la Lega ove si presenta da sola e non in coalizione con il centrodestra.