L’autore, amico stimato di “Rete Bianca”, espone un parere che non corrisponde alla linea di questo giornale. Ciò nondimeno, nel pieno rispetto di un pluralismo sempre utile e necessario, la redazione ha accolto l’idea della pubblicazione del testo.

Alla fine il dato Istat sulla mortalità del 2020 ci dice solo che c’è stato un lieve scostamento dalla media, anche se con importanti variazioni in alcuni territori, specie della Lombardia.

La domanda da fare credo sia se ciò sia stato sufficiente a giustificare le restrizioni e il clima di elevato allarmismo. All’inizio forse, giusto i primi mesi in cui non si capivano le cause dei decessi elevati e la benemerita Oms faceva il possibile per aumentare la confusione e vietare le cure efficaci in ambito ospedaliero e domiciliare, in modo da favorire il decollo della pandemia. Ma adesso non sono più giustificate.

Le nuove restrizioni decise da Draghi servono solo a spazzare via per sempre altri pezzi del nostro tessuto socioeconomico. Se non ci fosse il Mar Adriatico di mezzo probabilmente si sentirebbero le risate su di noi che fanno in Russia, totalmente affrancata da ogni restrizione da settimane, come in quasi tutta l’Europa dell’Est. Proprio rimangono increduli del nostro masochismo. Negli Stati Uniti almeno 20 stati su 50 hanno già riaperto tutto e il loro numero aumenta di giorno in giorno.

E la pezza dei vaccini è peggiore del buco. Per quanto sia importante la questione della loro efficacia e ancora più della sicurezza dei vaccini, non è questo il punto. L’ordine di scuderia che proviene dai piani alti del potere mondiale è: “vaccini, vaccini”. E media e politici come pappagalli lo ripetono. Nessuno del resto potrebbe pensare che virus influenzali mutevoli si possano curare con i vaccini. Al massimo si curano i bilanci di qualche azienda farmaceutica. A questo prevalentemente servivano i vaccini anti-influenzali. Questi anti-covid invece servono …a vaccinare non a guarire.

La vaccinazione totale della popolazione interna (delirio) e la vaccinazione totale dell’intera umanità (delirio al cubo) sono pensate come misure utili per una delle infrastrutture (il passaporto sanitario) necessarie ad instaurarale una dittatura digital-terapeutica mondiale. Dittatura, in cui già siamo dal 9 marzo 2020 e dalla quale molto probabilmente non si uscirà in modo incruento. Lo scopo delle vaccinazioni di massa è il passaporto vaccinale. Superate le attuali iniziali lentezze, le carenze organizzative, di bilancio, di personale le vaccinazioni procederanno speditamente negli anni e per i virus successivi. Perché come è stato fatto dire a Ursula von der Leyen, siamo entrati nell'”era delle pandemie”.

Non sono parole usate a caso ma hanno un preciso significato politico e programmatico. Il terrorismo sanitario come metodo permanente di governo e scorciatoia per sospendere le costituzioni e violare i diritti umani fondamentali.

Una volta fatto il salto di qualità verso l’obbligo del passaporto digitale sanitario esso funzionerà come e meglio dela tessera del PNF, senza di esso non si potrà più fare niente. E nel contempo con esso l’organismo umano verrà ceduto allo stato (o meglio agli illegittimi detentori globali della sovranità), che potrà impiantarvi qualunque dispositivo ritenga opportuno (il dott.Mengele ne gioirà dall’Inferno), come chip e nanoparticelle per tracciamento e sanzioni, per transazioni, per condizionamento e controllo mentale.

Per questo, a fronte della natura chiaramente totalitaria del piano che si cela dietro uno sproporzionato allarmismo pandemico, e dei danni immensi che sono causati dalle misure di risposta al virus, io non esito a rivendicare l’urgenza di una discussione aperta su questi temi nell’ambito del cattocesimo sociale, democratico e popolare. È un nostro preciso dovere, la nostra missione fondamentale, per evitare che tutto ciò sfoci in una diffusione dello scontento tale da generare qualche nuovo movimento politico davvero temibile. Soprattutto credo che non possiamo rimanere indifferenti davanti all’affermarsi di una cultura di ostilità al prossimo e alla solidarietà, che è penetrata in profondità in coscienze ingannate, rese dipendenti dalla paura di un solo malanno, propinata in dosi massicce e ininterrotte da media ridotti a pura propaganda.

É come se l’antica massima “homo homini lupus” si fosse trasformata in “homo homini virus”, divenendo la bussola della “convivenza” nella nuova normalità. Il pericolo è l’altro, tout court, che ti può infettare anche se amico o familiare stretto. È la filosofia della discriminazione, che di volta in volta identificava il pericolo in qualche categoria specifica, nello straniero, nell’immigrato, nell’islamico, elevata all’ennesima potenza. L’Eurispes ha rilevato che per gli italiani “la vicinanza con il prossimo è diventata una minaccia da evitare il più possibile“. Un virologo come Fabrizio Pregliasco ha dichiarato che “noi dovremmo considerare che ogni contatto interumano che abbiamo rappresenta un rischio”. Questi sono segnali di un Paese in disfacimento, accelerato da irresponsabili politiche economiche procicliche imposte da Bruxelles, e da una risposta all’emergenza sanitaria dettata dalla road map verso la dittatura globale più che dal buon senso.

È surreale che questo ordine di temi non sfiori neanche il dibattito nel PD che da oggi avrà il segretario che si merita, il migliore, detto senza ironia e con stima verso Enrico Letta, il più adatto. Ma saranno i problemi generati da questi nodi irrisolti a cercare senza neanche bussare alla porta circoli, sedi e palazzi. Ma affrontarli solo allora potrebbe risultare troppo tardi.