Da Roma a Bergamo, la testimonianza di un infermiere del Corpo Militare CRI in reparto COVID-19

Il Coronavirus ha una brutta faccia, cattiva, feroce e traditrice.

Mi porto il ricordo delle persone che non ce l’hanno fatta. Il ricordo di una storia dura che grazie al Corpo Militare Volontario della Croce Rossa Italiana, ho vissuto. Oggi credo di possedere una ricchezza in più che deriva dall’importante esperienza umana e professionale, che nella mia vita non ha eguali”. Il Tenente CRI Angelo Pedone, infermiere e volontario del Corpo Militare CRI, è stato in missione presso l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. In partenza il 22 marzo, rientrato dalla zona rossa, ha raccontato la sua esperienza nel reparto COVID-19 di una tra le città più colpite dal virus.

Il giorno antecedente alla partenza da Roma, sono stato informato sui vari aspetti della missione attraverso corsi specifici sull’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, per essere inserito in servizio in piena sicurezza. Quando sono arrivato ho trovato una situazione drammatica.  Il pronto soccorso non aveva uno spazio che non fosse occupato da persone sofferenti. Al di fuori, stessa scena. Persone provate ed impaurite, in ambulanze incolonnate, in attesa dell’accettazione e del triage. Un’emergenza dalle dimensioni gigantesche, in cui nessun protocollo e nessuna pianificazione può tenere. Il mio primo turno è cominciato di notte presso un reparto Covid. Eravamo 5 infermieri divisi nelle due parti del settore, uno ‘pulito’ e uno ‘sporco’, ovvero a contatto diretto con il virus. Io ero in quello ‘sporco’, dove ho assistito i malati e somministrato loro le terapie”.

Che faccia ha il COVID-19? “L’ho visto e non ho alcun dubbio, ha una brutta faccia, cattiva, feroce e traditrice. Si impossessa di molte persone, le confonde, le scompensa, le stanca, le disidrata, le deprime e poi, gli toglie il fiato”.

Ma oggi forse c’è un po’ di speranza in più in Italia. Nonostante medici e infermieri abbiano visto morire molte persone, sono riusciti a guarirne altrettante. L’opinione pubblica ha preso coscienza della gravità del momento e comincia a collaborare. ‘Ma questo oggi, 7 aprile. Quando sono arrivato io – conclude il Tenente Pedone – seppure c’è una differenza soltanto di soli diciassette giorni, era diverso, queste minime novità positive non c’erano. Le persone che ho assistito oltre ad essere molto sofferenti erano impaurite, in alcuni casi rassegnate ad una evoluzione drammatica”.

 Angelo Pedone è un volontario del Corpo Militare CRI, infermiere della Fondazione Policlinico Gemelli. Ha una specializzazione in medicina di Area Critica Civile e Militare.  È stato impiegato in missioni internazionali e nazionali come Ufficiale Infermiere del Corpo Militare CRI (Afganistan; Emirati Arabi; Marenostrum).

Fonte Croce Rossa Italiana