Come Istituto Emmanuel Mounier avevamo pensato ad un convegno da svolgersi in questo periodo per ricordare il 70esimo della sua morte avvenuta il 22 marzo 1950 a soli 45 anni,ma le vicende epidemiche ci hanno costretto a rinviare a tempi migliori l’evento.

Tuttavia non possiamo non affidare almeno a questo sito un breve ricordo del nostro amato padre del personalismo.

Nato a Grenoble il 1 aprile 1905,la sua eredità è affidata ai suoi volumi e soprattutto alla rivista “Esprit”,il cui primo numero esce nel 1932,per creare attraverso un movimento di idee in un Europa quasi del tutto fagocitata da idee totalitarie,di impegni etico-politici,di testimonianza di fronte alla grave crisi che andava delineandosi negli anni inquieti e tormentosi tra le due guerre mondiali. Paul Ricoeur,che fu uno dei più giovani collaboratori di Mounier e che ebbi l’onore da giovane allievo del compianto prof.Armando Rigobello primo Presidente Onorario del nostro Istituto,di conoscere a casa di quest’ultimo in occasione della pubblicazione presso la editrice Jaca Book del famoso”Conflitto delle interpretazioni”,,nel 1983 nel cinquantesimo della rivista scrisse un importante contributo provocatorio dal titolo “Mort le personalisme,rivient la personne”(morto il personalismo,ritorna la persona). Quale può essere oggi il significato di una simile espressione?. Si tratta di individuare prospettive e limiti nel riproporre il messaggio delineato nel primo numero di “Esprit” con l’articolo “Refaire la Renaissance” ovvero dare vita ad un “nuovo Rinaacimento”. Mounier proponeva un programma credo oggi nella società ad alto capitalismo postindustriale e postglobalizzato assai attuale:dissociare lo spirituale dal reazionario e quindi da una poltica senza afflato profetico;prumuovere un anticapitalismo,essendo la ricchezza un ostacolo alla liberazione dell’uomo ed opporsi ad una democrazia “formale” e sostanzialmente borghese e pettegola,facendo invece appello ad una “rivoluzione personalista e comuntaria”,rivolta ad instaurare una democrazia “sostanziale” in tutti i livelli della vita sociale. Riprendere questi temi e riferirli alla situazione presente comporta una conoscenza adeguata del contesto etico politico e religioso francesee della situazione della Francia tra le due guerre mondiali,ma alttettanta consapevolezza della situazione che emerge oggi dalla nostra cultura,dal nostro costume,dalle condizioni di vita,di riflessione morale e speculativa ,oltre che politica e religiosa ai nostri giorni. Come e cosa riprendere dal manifesto personalista di Mounier che divenne “certitude de notre jeunesse”?.

Martin Heidegger ad esempio nel “ripensare” la filosofia di Immanuel Kant,affermava che occorre risalire da testo al problema “originario”,il problema che è all’origine dell’impegno speculativo(cfr.Kant e il problema della metafisica,Bari,1981,p,177) Si tratta allora di cogliere l’ispirazione personalistica al di là ed oltre le soluzioni particolari che Mounier stesso ha dato alle questioni che urgevano nel contesto etico-politico in cui operava,che sarebbe per dirla ancora con Ricoeur “muore il personalismo,ritorna la persona!”,ma più propriamente muore “un” personalismo e ci si pone il problema di un personalismo perenne,di ciò che del personalismo resta valido anche nella diversità delle circostanze di fronte al vertiginoso mutamento cui assistiamo. Il personalismo perenne non connesso ad un particolare momento storico ma capace di informare di sè le più varie situazioni spazio temporali potrebbe articolarsi attorno ad atteggiamenti che sono al tempo stesso modalità etiche,forme dello spirito di spessore ontologico,in ultima istanza,metafisico,La prima cosa da fare per rendere anche il progetto filosofico politico di Mounier oggi attuale è la dissociazione dello spirituale dal reazionario che poi non è altro che una connotazione della fedeltà alla tradizione,consegnare alle giovani generazioni i valori FONDAMENTALI,liberati finalmente da ogni sovrastruttura e colti nella loro autenticità. Ma importanti sono anche “l’affrontement” e ” l’engagement”,intendendo la vita come un avventura che richiede un impegno duttile,dinamico scevro da sclerotizzazioni,il personalismo cristiano come lotta per la giovinezza nel mondo. In questo senso possiamo ricavarne l’imput per una democrazia “sostanziale”:una vita concepita come avventura implicitamente cristiana una come diceva lo stesso Mounier “puissance d’accueil”,cioè una forte disponibilità all’accoglienza al confronto con sottesa continua fraternità affinche la politica non sia “ideologia della dominanza” ma pernsiero,progetto ma soprattutto SINTESI!. In questo senso Mounier concepisce la “persona” come struttura ontologica fondata su tre dimensioni:vocazione al “relativo”,con l’implicito esercizio della contemplazione per scoprirne le dinamiche;l’”incarnazione”,attraverso l’esercizio dell’impegno e quando occorre dell’indignazione;e poi della “comunione”,con l’esercizio della osservazione e della rinuncia alla logica della prevalenza. La persona è quindi tensione globale tra queste tre dimensioni,una necessitata verso l’alto per scoprire la propria vocazione;una verso il basso per realizzarla a livello sociopolitico;una orizzantale che comportando la comunione fraterna e la donazione di sè renda ad esempio la democrazia non un vuoto ideale ma una partecipazione attiva al confronto dinamico con ogni diversità arricchente:una antropologia personalistica fonda la COMUNITA.

Non dobbiamo pensare ad una trasfigurazione utopica dell’essere personale ma una consapevolezza dei limiti che il male della reazionarietà offre all’agguato della storia deprivando la ricchezza ontologica della persona.

Il personalismo è comunque combattimento continuo verso limiti angusti imposti da regole legalistiche alla ricchezza dell’essere. e lo stesso Mounier ricordava sovente che la realizzazione completa e politicamente storica di una società personalistica e comunitaria deve restare un ideale regolativo e quando si credesse di averla attuata saremmo sul crinale pericoloso di una dittatura mascherata da buonismo,come sesso accade oggi e soprattutto a una dittatura spirituale. Questa consapevolezza permette di parlare di personalismo “perenne” e di democrazia sostanziale sul terreno politico perchè l’utopia può muovere la storia ma la storia non è un utopia e profezia e politica sono sempre presenti nelle vicende umane:profezia ma anche azione politica ,denuncia di una situazione e lotta per superarla,come fecero nell’elaborazione del codice di Camaldoli negli anni ’40 coloro che poi applicando gli elementi personalistici vi contenuti,contribuirono alla redazione della Costituzione della Repubblica italiana.. Mounier valuta le vicende storiche e l’intervento in esse come “optimisme tragique” che nasceva dalle certezze escatologiche per una vera rivoluzione comunitaria. Il personalismo deve dialogare con la fenomenologia e l’ermeneutica con necessari spostamenti di interessi e metodologie. Infatti in un articolo del 1937 su “Esprit” intitolato “Anarchie et personalisme” ammoniva che lo stato non è la nazione perchè esso è l’oggettivazione salda del diritto che scaturisce spontaneamente dalla vita dei gruppi organizzati per cui non può essere l’uomo per lo stato ma lo stato per l’uomo. L’uomo va protetto da abusi del potere e ogni potere va controllato a non decadere in abuso. La democrazia “sostanziale” che auspicava Mounier ci deve spingere in un epoca così confusa come l’attuale,ad articolare i corpi intermedi dello stato tra i quali si distribuisce la sovranità per troppo tempo accentrata nelle strutture burocratiche dello stato-nazione,una piena convivenza nella società oltre ogni differenza di religione,sesso,razza,ripudiando la guerra,formando comunità e non unioni di stati sovranazionali alle quali demandare i compiti ,cause finora di conflitti sociali e bellici,ce hanno ancora gli stati nazionali per tiportare il bene comune dove esse è violato,solo così potremmo migliorare la condizione dell’uomo nel nostro non facile tempo che ci è dato vivere.