Siamo ancora alle prime battute ma un dato è già chiaro. E cioè, dove c’è D’Alema, c’è la politica,  c’è la riflessione politica e c’è l’elaborazione culturale. Certo, l’ironia è persin troppo facile al  riguardo come, del resto, si sono esercitati alcuni organi di informazione. Ovvero, la sinistra  periodicamente si inventa puntualmente un “cantiere” delle idee per rinnovare e rilanciare un  progetto politico adeguato alle esigenze della società contemporanea. È un classico,  diciamocelo….Un copione persin troppo noto per essere descritto. 

Ma un fatto è altrettanto indubbio. D’Alema nel suo lungo e articolato cammino politico, culturale  ed istituzionale, seppur tra alti e bassi, ha sempre richiamato l’attenzione attorno ad alcuni aspetti  costitutivi e, per quanto mi riguarda, condivisibili.  

Innanzitutto il ruolo dei partiti. Anche se non sono così popolari nella considerazione di larghi  settori della pubblica opinione ancora fortemente condizionata dell’ondata populista, demagogica  e anti politica dei 5 stelle, non c’è una alternativa democratica ai partiti politici. L’unica alternativa,  per dirla con una felice espressione di Donat- Cattin alla fine degli anni ‘80, è la “democrazia delle  persone”. Che poi, con straordinaria intuizione profetica del leader piemontese, non è nient’altro  che la riproposizione della funesta e squallida esperienza dei “partiti personali”, o “del capo”, o  del “guru” che conosciamo tutti ormai da tempo dopo il tramonto della cosiddetta democrazia dei  partiti. Che hanno, purtroppo, trovato un forte e puntuale riscontro sia nella sinistra che nella  destra della politica italiana. La presenza, il ruolo e la funzione dei partiti continuano ad essere un  faro che illumina non solo la democrazia dei partiti ma la stessa democrazia italiana. 

In secondo luogo D’Alema ha sempre evidenziato l’importanza del ruolo della sinistra – e ci  mancherebbe…- ma senza mai sminuire o ridimensionare il ruolo e la funzione del “centro  democratico e riformista”. Perchè, come sanno tutti coloro che si oppongono alla deriva populista  della politica italiana, non esiste un “anno zero” che cancella sempre e comunque tutto ciò che ti  ha preceduto. E cioè, il famoso “anno zero” che coincise con la “discesa in campo” del primo  Berlusconi; con la “rottamazione” violenta delle persone e delle loro biografie condotta con  spregiudicatezza ed arroganza da Renzi e con l’ormai celebre “vaffa day” di Grillo, il capo  indiscusso dei 5 stelle. Ecco, chi ha memoria storica, senza regressioni nostalgiche, sa benissimo  che il centro e la sinistra sono e restano due categorie essenziali della geografia politica italiana  da cui non si può prescindere. Checchè ne dicano o ne pensino i vari populisti nostrani. 

In ultimo il ruolo decisivo, sotto il profilo politico, dell’esperienza politica, culturale, di governo e  valoriale rappresentati dal cattolicesimo democratico e sociale nel nostro paese. E non solo in  chiave tardo togliattiana o di radice gramsciana dove si è importanti nella misura in cui si è  sempre e solo subalterni alla sinistra. Come pensa, peraltro, in termini seppur rinnovati e moderni  il consigliere per eccellenza del segretario del Pd, Bettini. No, nella impostazione dalemiana la  cultura e il ruolo dei cattolici sono sempre stati decisivi per elaborare un progetto politico  autenticamente democratico e riformista. 

Ora, e detto questo, resta la novità di questa ultima e recente proposta sulla ristrutturazione e sul  rilancio della sinistra italiana. Certo, è ancora un “cantiere” di idee e di analisi politica. Si tratta di  vedere, e di capire, se quelle 3 caratteristiche storiche che hanno accompagnato il pensiero e  l’azione di D’Alema nel corso degli anni sono ancora ben presenti nell’attuale momento storico o  se, invece, prevarranno altri obiettivi e altre finalità. Come, ad esempio, quella di rilanciare e  rinnovare il pensiero, la cultura, la storia e la tradizione della sinistra. Se fosse così, come pensano  alcuni dei partecipanti al recente incontro indetto dalla Fondazione Italianieuropei, il tutto sarebbe  molto meno interessante…. Ma non credo sia questo il progetto di D’Alema. In ogni caso, staremo  a vedere. Perchè ogniqualvolta c’è la politica, o il ritorno della politica, non si può che essere  contenti ed ottimisti. Soprattutto dopo anni di ubriacatura populista, qualunquista, demagogica,  antiparlamentare e anti politica.