Ddl Zan, manca l’intesa tra i gruppi parlamentari. In Senato se ne riparlerà a settembre.

Pubblichiamo questa nota, intrisa di un certo rammarico del nostro collaboratore nella vita redazionale, anche se finora “Il Domani d’Italia” ha contribuito a evidenziare le contraddizioni dell’ormai famoso Ddl Zan, sollecitando una sua rilettura seria ed equilibrata in Senato.

Nel 1990 lOMS ha eliminato lomosessualità dallelenco delle malattie mentali. Nonostante questo nella cultura comune essere gay è ancora un tabù, che la legge Mancino ha tentato di scardinare con una presa di posizione netta sulla violenza; tuttavia i reati dodio, intesi ancora in forma generica, necessitano della presenza di forme giuridiche apposite. Tale proposta si è incarnata, per così dire, nel ddl Zan, a sua volta conseguenza di una serie di proposte avanzate dal 2018. Tuttavia laltro ieri il Ddl Zan è “scomparsodal calendario di luglio di Palazzo Madama. Le divisioni interne fra Pd e M5S hanno fatto naufragare nei giorni scorsi lapprovazione in Senato del provvedimento: se ne riparlerà a settembre.

Un centro destra silente ha portato a casa un punto a suo favore, quello per un discusso disegno di legge contro la discriminazione, in particolare, degli omosessuali, tema non particolarmente gradito a buona parte del suo elettorato conservatore. Una legge che, a detta di alcuni, lede il principio della libertà di espressione. Quello che sembra, invece, è che le forze di governo vogliano dedicarsi al più urgente e imminente caso del Green Pass, il quale porterà un grande cambiamento nella quotidianità di tutti i cittadini. I dieci articoli del ddl Zan non hanno convinto quasi nessuno e c’è chi propone di riscriverlo. Unaltra volta. Dai partiti sono stati proposti un numero esorbitante di modifiche (emendamenti), ovvero 700 dalla Lega, 134 da Fi e 127 da Fdi: 80 presentati da Paola Binetti (Udc), mentre i renziani si sono accontentati di presentarne quattro. Volontà di migliorare la legge oppure di abortirla?

Nel frattempo il Ddl finisce nellarmadietto parlamentare. Non è la prima volta che, nel nostro Paese, la montagna partorisce il topolino. Molto rumore per nulla. Il disegno di legge che si prefiggeva di proteggere dai reati di odio nei confronti di categorie particolarmente deboli come i disabili, le donne (femminicidio) e gli omosessuali (ancora bistrattati nella quotidianità sociale) è come un feto in travaglio e che rischia di non vedere la luce. La proposta di legge, sommersa dalle richieste di modifica dei partiti, viene rinviata: occorre troppo tempo per studiare tutte le proposte di rettifica e mediare fra le parti.