La visita a casa De Mita, la relazione poderosa del presidente De Mita, la partecipazione ad un convegno fortemente partecipato da amministratori locali e sindaci a Nusco, il viaggio da Roma con l’amico Lucio D’Ubaldo. Si potrebbero sintetizzare così i passaggi che sono culminati con l’incontro promosso da Giuseppe De Mita e dalla associazione Popolari per l’Italia e che ha registrato una folta presenza di persone che hanno scoperto, e forse anche riscoperto, l’impegno pubblico ed istituzionale attraverso le autonome locali.

Cioè i municipi. E il contributo di Ciriaco De Mita, al riguardo, è stato significativo e di qualità – come sempre, del resto – per ridare autorevolezza e prestigio al filone popolare in un contesto politico confuso e disordinato. Certo, De Mita richiama. E richiama ancora l’attenzione non solo del “suo” pubblico ma di un’area molto più estesa perché con la sua rielezione a Sindaco di Nusco ha ridato speranza e voce a quell’autonomismo che affonda le sue radici nel pensiero sturziano e nel popolarismo di ispirazione Cristiana. Al di là dell’anagrafe, del destino inglorioso dei vari rottamatori nostrani e dell’esperienza accumulata nel passato, un fatto è indubbio.

Con Ciriaco De Mita in campo si può far ridecollare un filone di pensiero e un modello di partecipazione politica che sino a poco tempo parevano definitivamente eclissati. E il convegno di Nusco lo ha confermato. Senza bandiere, senza vessilli, senza gigantografie, senza capitani e senza capi ma con la forza delle idee, del radicamento territoriale e della presenza istituzionale dal basso, può rinascere una nuova stagione politica. E la forza della testimonianza personale, come emergeva dal colloquio nel suo studio di Nusco gremito di libri, documenti, appunti, relazioni varie sui tavoli di lavoro, sono la conferma che forse siamo alla vigilia di una fase politica che può archiviare definitivamente quel finto nuovismo – accompagnato da un clamoroso vuoto di idee e di progetti – che ormai da troppo tempo segna il lento declino della democrazia italiana.

E quindi, proprio da un convegno come quello di Nusco può partire una rinnovata speranza per la politica italiana e per lo stesso futuro del pensiero popolare e cattolico popolare. E cioè, una presenza organizzata di amministratori locali che può essere funzionale e propedeutico per una rinnovata presenza pubblica dei cattolici popolari italiani. Al di là di qualsiasi degenerazione identitaria, delle piccole conventicole e degli stessi equilibrismi romani.

Si parte dal basso, si parte dalle comunità locali e, soprattutto, dalla testimonianza concreta di uomini che hanno contribuito, con molti altri, a rendere forte e robusta la nostra democrazia. Per questo ringrazio il neo sindaco di Nusco e, nello specifico, un testimone eccellente della lunga, nobile e travagliata stagione del popolarismo di ispirazione cristiana.