DIRITTI DI LIBERTÀ: BISOGNA AVERE EQUILIBRIO. È QUANTO NON ACCADE NEL PD PER L’INFLUENZA DI UNA CULTURA  RADICALE.

Il PD pare voler connotare la sua proposta attraverso la bandiera dei “diritti civili individuali”. È una scelta in parte comprensibile, ma non aderente a una visione comunitaria e sociale – e meno individualista – dei diritti di libertà. In sostanza, sarebbe essenziale per il centro sinistra tenere conto di questa fondamentale esigenza: il recupero di un equilibrio. Non tanto per questioni di consenso, ma per ragioni di “senso”.

Pur essendomi molto chiaro quale sarà il campo che il 25 settembre avrà il mio voto, in coerenza con la mia cultura politica popolare e cattolico-democratica, confesso che sono molto perplesso difronte allo schema che pare prevalere in tema di “diritti”. Il PD (al quale va dato il merito di aver tenuto una posizione coraggiosa a sostegno di Draghi e in materia di posizionamento euro-atlantico) pare voler connotare la sua proposta attraverso la bandiera dei “diritti civili individuali”. Lo si può capire, come reazione ad una destra che – in prevalenza – sembra evocare su questo piano una sorta di ritorno al passato.

La società è cambiata. La secolarizzazione ha imposto il riconoscimento di diritti e di istanze personali ormai insopprimibili. E nessuna velleità di ripristino delle antiche convinzioni può resistervi. La stessa Chiesa si sta ponendo, se si legge tra le righe, questo problema.

E tuttavia, da più parti – anche nel campo del pensiero laico – ci si interroga su quale deve essere il confine etico e sociale di questa prepotente esplosione della cultura dei diritti individuali.

I cattolici democratici comunque collocati nel campo alternativo alla destra (nel PD o in altre formazioni politico-elettorali) non devono rinunciare ad uno sforzo di “discernimento”, che si misura proprio nella individuazione di questo confine etico e sociale.

Non è vero che ogni aspirazione del singolo deve essere riconosciuta come un “diritto”. Poiché in gioco ci sono anche i “diritti” di chi non ha oggi voce alcuna. E le istanze di una idea di “comunità”, che non è la semplice sommatoria dei diritti di ogni individuo.

Per fare un esempio, avere un figlio può essere certamente una aspirazione (magari si diffondesse: ed i governi di centro sinistra degli ultimi anni hanno fatto molto per sostenere le famiglie e la natalità), ma non può diventare un diritto “senza se e senza ma”, da esigere anche attraverso un “contratto di acquisto”.

I principi di discernimento e di precauzione su questo terreno (come su altri analoghi) non sono “di destra”: sono invece condizione fondamentale per una positiva evoluzione della società e delle sue convinzioni antropologiche, senza che si profili all’orizzonte una stagione di diritti senza doveri e di pretese senza condizioni.

Recuperare una visione più comunitaria e sociale e meno individualista dei diritti di libertà sarebbe essenziale per il PD e per il centro sinistra. Non tanto per questioni di consenso, ma per ragioni di “senso”: quello di una Politica capace di guidare con prudenza, equilibrio e lungimiranza la società in questa fase storica di radicali cambiamentI.