Don Luigi e Don Corrado: l’uno rispettava lo stato, l’altro decide di sfidarlo.

Ci troviamo in una zona grigia dove il bene delle persone sembra collidere con l’ordinamento giuridico e sociale.

Clamorosa è forte iniziativa, quella del Card. Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa, rispetto alla quale non si può rimanere indifferenti.

L’aiuto ai diseredati suscita sempre rispetto e ammirazione. Fa bene vedere un alto prelato che compie un gesto – togliere i piombini dei sigilli alla centralina elettrica dell’immobile occupato a Santa Croce in Gerusalemme – di grande vicinanza a circa 400 abusivi costretti da giorni a fare a meno del servizio di erogazione della corrente elettrica.

Bisogna subito dire però che Mons. Luigi Di Liegro, indimenticato direttore della Caritas di Roma, non lo avrebbe fatto. Nella sua lunga e preziosa esperienza scelse di operare sempre entro i confini della legalità. Invece, stavolta, il Cardinale ha deciso di violare la legalità, con il rischio di aprire una falla nel “modello” di sostegno e assistenza alle persone bisognose. Domani, a fin di bene, potrebbe imporsi una prassi che generalizzi lo “strappo” rispetto ai vincoli e alle responsabilità del vivere civile.

Ebbene, se un uomo di Curia ha scelto questa strada bisogna che lo Stato – ovvero l’insieme delle istituzioni e delle forze politiche che le innervano – sia pronto a far valere le ragioni della norma. Ciò non significa negare il significato, simbolico e reale, di quanto il Cardinale ha fatto; piuttosto, proprio perché non si tratta di un’operazione tra le tante, urge una risposta seria ed equilibrata.

Governo ed enti locali devono agire affinché le occupazioni abusive degli immobili siano contrastate, ma senza perdere il senso della misura. È chiaro che togliere la corrente a un intero immobile vuol dire aggravare le già penose condizioni di vita degli abusivi. D’altronde, se non ci fosse la spada di Damocle di una simile sanzione pratica, ancora più ardua si farebbe la lotta alle occupazioni illegali.

Ci troviamo in una zona grigia dove il bene delle persone sembra collidere con l’ordinamento giuridico e sociale. Certo, aspettare che si accumuli un debito di 300.000 euro per bollette non pagate, indica l’assenza colpevole degli amministratori pubblici. È evidente che poi, mancando la funzione regolativa ed equilibratrice delle istituzioni, la società di servizi si senta in diritto di procedere al distacco della corrente elettrica. Ed è quello che non dovrebbe accadere, essendo una misura estrema.

A forza di inveire contro la politica, umiliando sistematicamente chi la vive dal di dentro, si arriva allo spettacolo di una Chiesa soccorrevole ed “anarchica”, a fronte di uno Stato infragilito e distratto, pericolosamente vuoto. Non è uno spettacolo entusiasmante.