Gli americani chiudono le baracche in Medio Oriente e in Europa perché nel prossimo secolo  il ”teatro dello scontro” non sarà più un territorio come quello degli ultimi cinquant’anni, ma uno spazio acquatico. 

Gli americani hanno lasciato la preda e i Talebani hanno avuto il vantaggio di riprendersi Kabul senza alcun ostacolo e senza che nessuno apponga resistenza. Di punto in bianco, siamo ritornati agli anni ’90. Sono stati spazzati via vent’anni di storia. Come se nulla fosse capitato. 

Ci si chiede come mai gli americani abbiano deciso una tale mossa. Sicuramente dobbiamo partire dal presupposto che l’abbiano comunque soppesato a dovere. Gli Stati Uniti non sono sicuramente stupidi. Qualcosa dev’essere cambiato, per giustificare un simile disimpegno.

La prima cosa che mi capita per la testa è pensare che agli americani non interessi più granché controllare quella zona. Se non fosse così, immagino che non avrebbero fatto le valige e presa la via del ritorno. Come se gli equilibri del mondo avessero subito qualche sostanziale modifica. E, in questa trasformazione, quei territori fossero passati dall’essere territori di frontiera, quindi territori meritevoli d’essere “guadagnati”, ad essere improvvisamente considerati del tutto marginali. Ho messo quest’ultimo avverbio, solo perché non ho seri elementi per poter pensare che da tempo sia in atto un ridisegno degli interessi dell’occidente nei confronti di questi Paesi medio orientali.

Non escludo pertanto che gli Stati Uniti stiano pensando a qualche altra area su cui investire i loro attuali interessi. Solo ipotesi. Null’altro che idee che emergono da una veloce ricognizione dei rapporti geo politici degli ultimi anni. 

A cosa abbiamo assistito nell’ultimo decennio? A un confronto sempre più vivo, sempre più intenso, a volte rovente, tra gli Stati Uniti e la Cina. Non è così? Pensate alla guerra dei dazi, alle tensioni tra Trump e la Cina, alla via della seta e a quello che il mondo ultimamente ci ha consegnato,. Sullo sfondo c’è sempre anche una linea calda di confronto tra la Russia e l’Occidente, ma anche qui gli americani hanno più volte sostenuto la tesi – Trump lo diceva costantemente – che siano gli europei a vedersela con Putin e gli americani lascino via via la loro presenza nell’occidente europeo. Anche questo segnale racconta parecchie cose. Aggiunto alla mossa dell’Afganistan, può far capire che  tanto Trump quanto Biden, abbiano in mente un altro teatro in cui misurare la propria forza.

Ora, noi guardiamo il mondo con i nostri occhi, e pensiamo che l’Europa sia un cuscinetto tra la Cina e gli Stati Uniti. Così facendo, sbagliamo. Tra gli Stati Uniti e la Cina c’è l’oceano Pacifico. Il punto più caldo, quindi, a mio modesto parere, potrebbe essere proprio questo. Lì, potrebbe essere il terreno su cui misurare le intenzioni dei cinesi e degli americani. Quest’ultimi chiudono le baracche in medio oriente e in Europa perché – questa è la mia ipotesi – il prossimo secolo sia il secolo in cui il teatro dello ”scontro” non sarà più un territorio come abbiamo visto negli ultimi cinquant’anni, ma uno spazio acquatico. Con ciò intendo dire il controllo con navi del punto più intenso di scambi di merci del mondo.Una sola, come vedete, ipotesi. Tanto per rifletterci sopra. Siamo il 16 agosto e possiamo permetterci esercizi meno provinciali di quanto capiti svolgere durante i giorni non vacanzieri.