Rotto un sistema di partiti veri, capaci di rappresentanza, di economia mista pubblico-privata, di politiche monetarie adatte alla composita realtà della Penisola, è iniziata una china discendente, con disuguaglianze e povertà dilagante, che le vicende di questi ultimi due anni non hanno fatto che accelerare, rendendola più evidente.

Il Rapporto​ globale dell’Oxfam sulla disuguaglianza a seguito alla pandemia, uscito ieri in concomitanza con l’apertura del World Economic Forum 2022, appare nel contempo, a seconda dei punti di vista con cui lo si interpreta, una vibrante denuncia di un aumento sempre più fuori controllo del divario, rafforzatosi durante l’emergenza sanitaria, tra l’1% più ricco dell’umanità e il restante 99%. Ma finisce per assumere involontariamente anche un retrogusto amaro, di fungere da certificazione del successo di un punto fondamentale dell’Agenda di Davos, che mira a concentrare il potere e la ricchezza globale nelle mani di una ristretta cerchia di tecnocrati.

Nei​ due anni di pandemia, osserva il Rapporto, i dieci uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni.

“Nei 21 mesi intercorsi tra marzo 2020 e novembre 2021 – rileva Oxfam Italia -​ il numero dei miliardari italiani della​ Lista​ Forbes​ è aumentato di 13 unità​ e il valore aggregato dei patrimoni dei super-ricchi è cresciuto del 56%,​ toccando quota 185 miliardi di euro alla fine dello scorso novembre.​ I 40 miliardari italiani più ricchi posseggono oggi l’equivalente della ricchezza netta del 30% degli italiani più poveri​ (18 milioni di persone adulte)”.

Per la tradizione politica che ha dato all’Italia il massimo livello di uguaglianza verso l’alto e di benessere socio-economico della sua storia, costituisce più che una nostalgia l’osservazione di Oxfam Italia che “l’inversione delle fortune, iniziata dalla metà degli anni ‘90, con una marcata divergenza tra le quote di ricchezza del 10% più ricco e della metà più povera della popolazione italiana, non sembra allentarsi nel biennio 2020-2021”. Rotto quel sistema, di partiti veri, capaci di rappresentanza, di economia mista pubblico-privata, di politiche monetarie adatte alla composita realtà della Penisola, è iniziata una china discendente, con disuguaglianze e povertà dilagante, che le vicende di questi ultimi due anni non hanno fatto che accelerare, rendendola più evidente.

“Le banche centrali hanno pompato miliardi di dollari nei mercati finanziari per salvare l’economia, ma gran parte di queste risorse sono finite nelle tasche dei miliardari che cavalcano il boom del mercato azionario”, ha affermato Gabriela Bucher, direttrice di​ Oxfam​ International, dicendo una grande verità su cosa è servita la “pandemia”. Essa ha fornito la giustificazione alle banche centrali per proseguire programmi di creazione di liquidità straordinaria per tenere in piedi il grande circo della speculazione finanziaria i cui assets (uguale: debiti mascherati) con “valore” nominale superiore a oltre 10 volte il PIL mondiale sono sostanzialmente carta straccia e meritevoli di fallire. In tal modo una interessata emergenza sanitaria sta rendendo i ricchi sempre più ricchi, allontanando, per ora, il crac del sistema finanziario globale, e sta spolpando il resto dell’umanità con particolare accanimento verso la​ classe media occidentale.

In questa nuova situazione quale compito si ritaglierà la politica: quello di registrare asetticamente le decisioni del club di Davos oppure quello di costruire proposte adeguate a fronteggiare una crisi di tal portata?

Per scegliere quest’ultima via credo sia necessario però introdurre qualche elemento di critica e di anticipazione, di capacità di individuare i probabili sviluppi, possibile solo attraverso un recupero dell’autonomia culturale e di elaborazione politica. Sul cielo già volano gli avvoltoi del programma mondiale di remissione del debito, pronti a rilevare i fallimenti delle aziende, dei ristoranti, delle attività economiche danneggiate in cambio della firma alla rinuncia perpetua alla proprietà privata dei loro titolari e all’adesione a programmi di reddito di base erogato in moneta digitale delle banche centrali e condizionato all’ossequio a requisiti di varia natura, verificabili dall’incrocio di più banche dati. Tecnicamente è stata già implementata l’infrastruttura digitale per poterlo fare.

Pertanto, dipenderà dalla politica fare in modo che il Rapporto Oxfam sull’aumento delle disuguaglianze durante la pandemia, sia uno stimolo a superarle anziché una attestazione involontaria di mission accomplished di un progetto distopico e nei fatti inadeguato ad assicurare un accettabile livello di governabilità delle società occidentali che pretende di rimodellare dall’alto e sotto la pressione dell’emergenza.