Dunque, nel marasma che domina la politica italiana parlare di legge elettorale – o dell’ennesima  riforma della legge elettorale – è quantomai difficile. Anche perchè, come ben sappiamo, le leggi  elettorali sono sempre e solo il frutto delle convenienze momentanee legate agli incroci dei  sondaggi dell’ultimo mese. Adesso, almeno così pare, la convenienza ultima pare essere quella di  ripuntare sul maggioritario – almeno da parte della ex maggioranza giallo/rossa – dopo aver  predicato la necessità e quasi l’obbligatorietà di procedere con il proporzionale. Ma, come ben si  sa, in un contesto politico dominato dal trasformismo e dall’opportunismo, quello che si dice nella  settimana precedente viene puntualmente smentito e rinnegato nella settimana successiva.  

Ora, però, se dovesse essere confermata sostanzialmente la pessima legge elettorale varata nella  scorsa legislatura – il cosiddetto “rosatellum” – seppure con qualche marginale correzione,  dovremmo arrivare alla conclusione che il maggioritario resta l’impianto centrale della legge. E, di  conseguenza, con il maggioritario occorrerà fare i conti. Ecco perchè, forse, è necessario ed  indispensabile pensare, sin d’ora, di dar vita ad una lista/soggetto politico di centro che sia in  grado di convivere con un sistema maggioritario che inesorabilmente dovrà fare i conti con le  coalizioni in campo. Certo, esiste sempre la possibilità di giocare un ruolo puramente testimoniale  come, almeno così pare, faranno alcune realtà che non pensano minimamente di allearsi con  chicchessia. E quindi un ruolo politicamente insignificante ed elettoralmente irrilevante. Come ne  abbiamo conosciute a grappoli in questi ultimi anni, soprattutto sul versante moderato e di centro.  Esperienze che continuano tuttora e che, come da copione, sono destinate a restare del tutto  marginali nello scacchiere politico italiano. 

La vera sfida politica, quindi, resta quella di verificare la compatibilità politica e programmatica  con i due schieramenti che saranno probabilmente in campo. Quello di centro destra dove, di  fatto, manca tuttora una chiara e robusta componente di centro, moderata e capace di  riequilibrare la cultura leghista e quella della destra democratica. E quello di sinistra, condito ed  arricchito dal populismo grillino e condizionato dal solito e ormai collaudato “culturame” di  sinistra. Due offerte politiche che saranno destinate, salvo accadimenti ad oggi del tutto virtuali ed  impensabili, a confrontarsi nella contesa elettorale. E il ruolo di chi cerca, seppur con difficoltà  oggettive e strutturali, di declinare una “politica di centro” attraverso una offerta politica e  programmatica “di centro”, sarà oltremodo importante e forse anche decisivo in vista della  “vittoria finale”. Ed è per questo motivo, semplice ma al tempo stesso impegnativo ed  entusiasmante, che la sfida va vissuta sino in fondo. Con coerenza, coraggio e anche con  determinazione.