Il decreto sblocca-cantieri rischia di diventare un decreto “blocca riciclo”. Le disposizioni contenute nel decreto, approvato ieri in via definitiva, non consentono di riciclare molte tipologie di rifiuti, né di ottenere nuovi prodotti riciclati, né avviare nuove attività di riciclo. Hanno “ingessato”, infatti, la situazione a 20 anni fa ( DM 5 Febbraio 1998), senza tener conto che da allora si sono aggiunti nuovi rifiuti,  nuove tecniche e nuovi prodotti. L’ allarme viene da Edo Ronchi, Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile e “padre”, quali ministro dell’ambiente, della riforma dei rifiuti.

Ci sono voluti – sottoliena Ronchi- quasi sedici mesi per intervenire con nuove norme dopo la Sentenza del Consiglio di Stato del 28 febbraio 2018 che, riscontrando una carenza legislativa in materia, aveva bloccato sia i rinnovi sia le nuove autorizzazioni, da parte delle Regioni, per il riciclo di rifiuti non regolato da regolamenti europei o  da decreti nazionali: un blocco che ha recato gravi danni al settore coinvolgendo quasi tutte le attività innovative di riciclo  e le nuove norme in materia, inserite nel decreto  sblocca cantieri non risolvono un bel niente”.

Ronchi ricorda che, in attesa dei decreti ministeriali (ne sono stati pubblicati solo due e altri sono attesi da anni)- la nuova norma approvata stabilisce, infatti, che continuano ad essere utilizzati come decreti per la cessazione della qualifica di rifiuto(End of waste) il DM 5 febbraio 1998  e successivi, compresi  i loro allegati che  non consentono di riciclare molte  tipologie di rifiuti  con provenienze o con caratteristiche non previste dal DM stesso.

Le nuove disposizioni  -osserva Ronchi- hanno quindi ingessato il riciclo dei rifiuti, fermandolo alle tipologie, tecnologie e prodotti del 1998, ignorando il grande progresso che c’è stato e che continua con grande rapidità e numerose innovazioni  che non possono aspettare i tempi lunghi- di anni- dei decreti nazionali.  Colpisce come in un decreto che punta a sbloccare i cantieri, si sia dimostrata una così scarsa conoscenza di un settore strategico come quello del riciclo dei rifiuti, approvando norme che bloccano lo sviluppo di nuovi impianti e nuove attività industriali che  sono pronte a partire e che porterebbero vantaggi ambientali, occupazionali ed economici”.

Ronchi elenca anche alcune tipologie di rifiuto, attività di recupero o prodotti che non sono contemplati dal DM del 1998. Tra le tipologie di rifiuti che non possono essere riciclati ci sono i rifiuti da spazzamento stradale che oggi potrebbero essere recuperati con produzione di ghiaia e sabbia; i rifiuti in vetroresina da demolizione delle barche e pale eoliche  ecc..Tra le  attività di recupero non previste ci sono attività di produzione di biometano  da rifiuti organici;  attività di trattamento di rifiuti di plastiche miste per ottenere prodotti non conformi ai prodotti in plastica usualmente commercializzati , alcuni trattamenti innovativi dei RAEE (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche). Tra i prodotti, la produzione di aggregati riciclati,  con il riciclo dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione  o il granulo per i campi da calcio ottenuto dai PFU (pneumatici fuori uso).