Che vi devo dire, cari fratelli, pensavo che nei momenti difficili ci fosse un sussulto di orgogliosa razionalità.

Il 27 febbraio Vittorio Sgarbi, noto critico d’arte e polemista deputato, uomo di punta – così recitano le cronache – del fronte berlusconiano, ha svolto alla Camera uno dei suoi classici interventi mozzafiato:  “Questa è una finzione, è una finzione, è una finzione. È una presa per il c…[mio omissis per dovere d’ufficio] che umilia l’Italia davanti al mondo. Non c’è nessuna emergenza”.

Poi, però, Salvini ha pronunciato in varie sedi frasi di condanna, a raffica, per denunciare l’inerzia del governo. L’emergenza sovrasta tutto e tutti. Tuttavia, in quel momento si sbracciava a favore di un governo di unità nazionale. Per fare cosa? Per andare alle elezioni anticipate. Semplice, no?!

Ebbene, a far chiarezza è sopraggiunta quella simpatica – anche noi frati abbiamo i nostri gusti in fatto di simpatia – della capa della destra-destra, l’italiana e cristiana Meloni. La quale, se non ricordo male, dichiarava che l’Italia aveva bisogno di elezioni anticipate, ma senza passare per un governo di unità nazionale. Insomma, era d’accordo con il leghista…a modo suo…ovvero sostenendo il contrario di quel che sosteneva Salvini.

E Berlusconi? Beh, che dire, sempre vispo ed arguto il vecchio patron di Forza Italia: s’è fatto sentire e ha tuonato contro i pochi miliardi scuciti dal governo, ipotizzando uno stanziamento – attraverso nuovo debito – per 50 miliardi.

A quel punto tutt’e tre i partiti del centro destra hanno lodato la felice intuizione del Berlusca, anche se in precedenza Salvini aveva proposto di reperire solo 20 miliardi. Più o meno in sintonia con la Meloni.

Infine, tutti i capintesta  dell’opposizione hanno deciso di dire basta (evidentemente a loro stessi) e si sono premuniti di eseguire un medesimo spartito musicale. Ecco, allora, la famosa conferenza stampa di qualche giorno fa, che mi sono vista in diretta, rimanendo un po’ sorpreso. I miliardi da spendere adesso non sono più 50 e nemmeno 20, ma piuttosto 30 (però “come punto di partenza”, chiosa Salvini, lasciando intuire dunque che il punto d’arrivo potrebbe anche essere un altro). 

Salvini è stato chiaro: in realtà nessuno – dicasi nessuno – ha mai ragionato sul governo di unità nazionale. E le elezioni? No, nemmeno quelle sono state sollecitate, né mai oggi sono per il centro destra un obiettivo. Il governo fa schifo e per adesso ce lo dobbiamo tenere: alla fine è questa la morale della conferenza stampa. Del resto, è meglio avere nervi saldi perché, a ragionar di fino, si scopre che è tutta colpa dell’Europa.

Orbene, non so se dimentico qualcosa. In effetti dimentico di riportare per filo e per segno gli attestati di buona volontà, l’impegno a fare il bene, la rivendicazione della propria coerenza, a dispetto dell’incoerenza altrui. Dimentico di far menzione corretta e limpida di tanto spettacolo di indubbia coerenza, quasi sul filo di un sapido sillogismo.

Ma il coronavirus, cari fratelli, provoca questi effetti collaterali?