Molti già lo definiscono come un cambio epocale, altri come una trasformazione radicale, altri ancora come una rivoluzione definitiva. Molto più semplicemente, non ci vuol molto a capire che l’emergenza con cui stiamo purtroppo convivendo cambierà, e profondamente, il nostro stile di vita. Lo cambierà perché questo periodo di sostanziale, e giusto e sacrosanto coprifuoco, alterazione dei nostri comportamenti è destinato nel medio/lungo periodo a modificare il nostro stile di vita. Non ci vuol molto a capire che probabilmente nulla sarà più come prima. Dalla vita sociale ai rapporti personali, dalle modalità concrete di partecipare alla vita pubblica al giudizio su chi ci dovrà governare, dalla richiesta di competenza dei vari attori in campo allo stesso modo di comportarsi nella società globale. Insomma, un cambiamento radicale di noi stessi. Forse ad oggi, e quasi certamente, non ancora ben definito ma è indubbio che difficilmente, per citare una celebre espressione di Enzo Tortora, ricominceremo con un semplice “dov’eravamo rimasti?”. 

Ora, senza tratteggiare scenari palingenetici o peggio ancora apocalittici, è ovvio che in questo periodo di sospensione e cancellazione – giusta anche se addirittura tardiva – dei nostri tradizionali comportamenti, dobbiamo già iniziare a individuare il futuro iniziando dai piccoli gesti. E quindi la riscoperta della dimensione famigliare, della piccola e primordiale comunità umana, di condurre una vita più responsabile e attenta, di prestare maggiore attenzione ai rapporti umani e, soprattutto, di concepire in modo molto diverso la tanto declamata globalizzazione. Appunto, nulla sarà più come prima. Tanto vale già progettare sin d’ora questo cambiamento radicale che sarà, comunque sia, ineluttabile. E cambierà radicalmente anche la politica. I suoi temi, la sua agenda e forse anche i suoi protagonisti. Per fare un solo esempio, tra i moltissimi che si potrebbero citare, sarà difficile, molto difficile, che dopo questa drammatica emergenza sanitaria, si potrà tranquillamente ricominciare a cavalcare nel nostro paese l’antipolitica come elemento decisivo per il comune sentire degli italiani: dall’abolizione dei vitalizi alla cultura dell’antiparlamentarismo, dalla retorica sulla presunta ed ipotetica onestà all’insulto e alla demonizzazione personale degli avversari come regola di comportamento. Tutti elementi che per una stagione sono stati decisivi per ottenere consenso e ottenere potere ma che, probabilmente se non sicuramente, saranno spazzati via dopo questo periodo buio e tragico per gli italiani. Come l’esaltazione dell’inesperienza e della non competenza politica specifica individuati come elementi decisivi per potersi candidare a guidare un paese. Probabilmente la richiesta di competenza sarà nuovamente e prepotentemente messa sul tavolo dai cittadini italiani e fortemente gettonata per chi si candida a governare qualsiasi comunità. Da quella locale a quella nazionale. 

Ecco perché lo stile di vita cambierà. È bene saperlo e dircelo in anticipo prima di prenderne atto dopo con immacolato stupore.