Dunque, Bonaccini ha vinto grazie al suo personale “valore aggiunto”. Che in gergo, stando al sistema elettorale di quella regione, si chiama “voto disgiunto”. Perché la distanza tra il centro sinistra e il centro destra, come ci dicono i numeri definitivi, e’ molto più striminzito – appena 3 punti – rispetto alla differenza tra i due candidati a presidente, oltre 7 punti. Per quanto riguarda la Calabria, è persin inutile parlarne talmente è plateale il distacco tra le due coalizioni. Quasi 30 punti in percentuale. 

Comunque sia, nella regione rossa non è cambiato nulla se non il fatto che per la prima dopo 70 anni, anche quel territorio è diventato politicamente contendibile. 

Ora, è giusto e comprensibile che Bonaccini festeggi ma è altrettanto doveroso chiedersi se la coalizione di centro sinistra può dirsi tranquilla e soddisfatta per il suo futuro politico . A partire dalle ormai prossime elezioni regionali perché sarà difficile, molto difficile, replicare in tutte le regioni la stessa narrazione a cui abbiamo assistito in questi mesi: dal bombardamento mediatico alla mobilitazione delle cosiddette sardine; dalla discesa in campo di molti organi di informazione al vasto dispiegamento di forze di questa infinita campagna elettorale; dalla trasformazione di questa competizione regionale in una sorta di “guerra totale e definitiva” per il futuro democratico del nostro paese alla stessa messa in discussione dello stesso governo nazionale e via discorrendo. Tutto ciò, com’è evidente a tutti, non capiterà più Come non è capitato, del resto, per la competizione in Calabria. 

Se tutto ciò è vero, e non può che essere così, è persin troppo chiaro evidenziare che adesso si tratta, almeno per il campo alternativo al centro destra, di ricostruire una alleanza riformista, democratica e di centro sinistra. Un alleanza che non può trasformarsi in una sorta di pallottoliere da un lato e che non può appaltare la sua fortuna alle virtù salvifiche e miracolistiche del valore aggiunto di qualcuno o al voto disgiunto. Difficilmente praticabile e percorribile per le elezioni politiche generali, a prescindere dal sistema elettorale in vigore. Perché, in caso di sistema proporzionale – come pare ci si stia lentamente avviando – o anche con il sistema attualmente in vigore, saranno i voti complessivi dei singoli partiti a decidere chi vincerà le elezioni. E, sotto questo profilo, non ci sarà valore aggiunto o voto disgiunto che tenga. 

Ecco perché il principale compito del Partito democratico, adesso, è quello di attivare una iniziativa politica che sia in grado di costruire realmente una grande, vasta e duratura coalizione riformista e democratica. Una coalizione che non sia improvvisata o frutto delle convenienze del momento, ma che sappia essere realmente plurale e rappresentativa senza confidare nel solo valore aggiunto del capo o del leader di turno. 

Questa è, oggi, la vera priorità politica e culturale. Cullarsi nella vittoria dell’ultima regione rossa rischierebbe di ridursi ad essere una semplice distrazione. Anche se bella e simpatica.