L’attacco ad alzo zero contro la Raggi, sulla prima pagina del Messaggero di ieri, segna la rottura della “città che conta” con l’amministrazione capitolina. La replica del Sindaco – qui allegata nella versione integrale di Facebook – parla di insulto e ipocrisia, come se l’editore del principale giornale della capitale avesse sferrato un colpo così duro per una ragione inconfessabile, essendo il capofila di quel sistema di potere che l’opera moralizzatrice dei grillini avrebbe finalmente aggredito nei suoi gangli vitali. Una tesi, questa, che stride addirittura con un esempio citato a mo’ di controprova, laddove si rivendica il merito di aver combattuto il “re della monnezza”: dove sarebbe il contrasto, se proprio Caltagirone ha manovrato in questi anni, complice il confuso ambientalismo dei Cinque Stelle, per abbattere (e sostituire) il monopolio di Manlio Cerroni?

Letta e riletta, la difesa della Prima cittadina di Roma appare fragile. Pone cioè allo scoperto l’inconsistenza politico-amministrativa dell’avventura grillina. Si fa presto ad azionare la leva della dietrologia, puntando l’indice sulle trame di Caltagirone. In realtà, l’editore non è in condizione di manipolare a piacimento la linea editoriale del giornale, né questa può prescindere – per interesse di parte – dal sentimento diffuso della pubblica opinione. Ridurre il de profundis stilato dal direttore, Virman Cusenza, all’esercizio crudele di un sicario, equivale al tentativo del clown di recitare una tragedia di Shakespeare. Non è credibile!

Che succede, ora? Quanto manca al lancio della spugna, dopo che l’inclemenza dei fatti ha mandato al tappeto la Raggi? Sì può andare avanti per molto o si è vicini alla fine? Certo, la maggioranza formalmente tiene. Tuttavia, al di là dei numeri, questo Consiglio comunale è oramai sfibrato, senza quel collante morale e politico che il voto del 2016 aveva regalato al baldanzoso drappello della Casaleggio Associati. Stando sotto assedio, la Raggi potrebbe scegliere di dimettersi. Onestamente farebbe bene, visto il degrado della città, il suo stato di abbandono, l’aggravarsi della sua crisi. Il rischio è che s’insedi, da qui all’anno prossimo, un’amministrazione di destra, facendo cadere i romani dalla padella alla brace. Ma voltare pagina è necessario, quale che sia il pericolo futuro, perché il prolungamento di questa agonia affossa ogni speranza di possibile riscatto.

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LA DIFESA DI VIRGINIA RAGGI

Incapace. L’insulto ripetuto migliaia di volte per offendere, per colpire personalmente l’avversario.

Me lo hanno ripetuto i politici di professione che, codardamente, di fronte ad una querela poi usano lo scudo dell’immunità parlamentare; me lo hanno urlato i Casamonica quando ho abbattuto le loro villette abusive dopo 30 anni di silenzio e collusione del vecchio sistema; me lo dice normalmente chi non ha argomentazioni.

Questa mattina al coro si è unito anche il giornale di Caltagirone: non una critica ma il solito insulto personale: fiumi di parole inutili, coperte da un titolone a effetto. Perché la cosa importante sono i titoli….

Proprio tre anni fa, il giornale di una parte dei romani titolò a tutta pagina su una presunta inchiesta nei miei confronti a Civitavecchia. Era il giorno del voto per le elezioni comunali: in questi giorni, i giornali festeggiano tre anni da quel titolo a orologeria.

La notizia era ovviamente destituita di fondamento ma non ci fu lo stesso titolo a tutta pagina per chiedere scusa ai lettori e alla sottoscritta.

Le critiche sono sempre giuste e servono a migliorarsi ma se fatte in buona fede. E, permettetemi, il dubbio c’è. I problemi a Roma hanno radici profonde. Io affronto le difficoltà e provo a superarle. La mia colpa, e ne vado fiera, è non essermi mai seduta nei vecchi salotti impolverati del potere.

Io preferisco le periferie delle persone come me, quelle degradate e abbandonate dove l’amministrazione finora non era mai stata presente.

Non sono scesa a patti con i potenti ma difendo la mia città sempre e comunque.

Altro che incapace. Io sono determinata.

Determinata a cambiare la mia città, a dare voce a chi non l’ha mai avuta e a lottare per chi è sempre stato abbandonato e disprezzato da quei “capaci” che hanno azzannato Roma e l’hanno messa in ginocchio.

Nessuno ha detto che sarebbe stato facile. Ma che avremmo invertito la rotta. E lo stiamo facendo.

Lentamente stiamo abbattendo quel muro di ipocrisia che per anni ha coperto il malaffare e la corruzione della capitale d’Italia.

Ma perché nessuno mai ha abbattuto le villette dei Casamonica chiudendo gli occhi di fronte all’illegalità?

Perché nessuno si è indignato quando hanno dato alle fiamme uno dei quattro impianti che gestiva il 25% dei rifiuti di Roma?

Perché fino all’arrivo di questa amministrazione non è mai stato imposto un contratto a Cerroni per la raccolta dei rifiuti?

Perché tutti hanno taciuto quando Atac con “parentopoli” assumeva gli “amici degli amici” indebitandosi per oltre un miliardo di euro?

 

Perché nessuno ha mai mostrato le strade nuove che abbiamo rifatto in questi tre anni?

Perché nessuno ha mai parlato della nostra lotta agli ‘scrocconi’, quelli che occupano abusivamente e senza titolo le case popolari impedendo alle persone che ne hanno bisogno di usufruire di un proprio diritto?

Perché nessuno ha mai fatto riferimento alle oltre 1.200 case popolari che questa Amministrazione ha assegnato ai più fragili?

Perché nessuno ha mai voluto raccontare le centinaia di milioni di euro stanziati per le politiche sociali e per le attività rivolte alle persone con disabilità (come il trasporto a loro dedicato il cui stanziamento annuale è stato raddoppiato), cosa mai fatta prima?

Perché nessuno ha mai detto qualcosa quando per decenni non è stata fatta la manutenzione alle linee della metropolitana o non sono stati acquistati gli autobus?

Perché hanno aperto i campi rom e lucrato sulla pelle degli abitanti degli stessi campi e dei quartieri vicini?

Forse tutto questo faceva comodo a qualcuno. Io mi oppongo e mi sono opposta a questo sistema.

Altro che incapace. Sono determinata, ancora più determinata di prima. Roma la difenderò a spada tratta perché la amo.

[Dal profilo Fb dell’autrice]