In risposta a un intelligente e sapido commento di Cristian Coriolano su di un possibile “coagulo” di vecchi e nuovi centristi occorre avvertire che progetti di questo tipo non sono ormai più politica, ma noia. Bisogna aggiungere che il coagulo non fa del “doroteismo una categoria eterna dello spirito” ma semplicemente un prurito che può passare grattandosi. Il doroteismo è stato, quando c’è stato, un’idea che è piaciuta ad Aldo Moro, a Mariano Rumor e a tanti altri, donne e uomini della Dc affatto banali. All’epoca si poteva anche non condividerne il moderatismo, condannarne il diuturno lavorìo per il potere (largamente condiviso dagli accusatori). Tutto, si poteva dire del doroteismo, meno che fosse un espediente di politici affaticati per sopravvivere a sé stessi.

L’aforisma di Longanesi, o forse di Missiroli secondo cui: “in Italia non si può fare la rivoluzione perché ci conosciamo tutti” è superato. Agiscono sulla nostra scena politica personaggi e comparse dei quali poco si sa, niente si conosce. Il nostro autore, l’esiliato Coriolano, converrà tuttavia che a noi è dato in sorte di conoscere bene alcuni di coloro che, sfidando il ridicolo, si volgono ogni giorno e ogni ora alla disperata riscoperta di un qualunque centro, per nuovi centrismi e moderatismi. Gli “ismi” ovviamente compresi nel prezzo.

La nostra conoscenza basta e avanza per diffidare di questi ricercatori e stare lontani dalle loro imprese. In questo caso non si tratta di doroteismo ma di buon costume. E sembra proprio che le parole di un cólto uomo di chiesa, Gianfranco Ravasi, ci invitino a farlo. All’amara constatazione di Aldo Cazzullo, Corriere della Sera di domenica scorsa, che i cattolici in politica oggi “contano poco”, Ravasi è andato al sodo. Ha detto che “è difficile ricostruire una struttura , un’esplicita presenza cattolica. È però possibile e necessario- ha aggiunto-essere una spina nel fianco della società: non avere paura di andare controcorrente.”

Ve l’immaginate Tabacci, Casini e compagnie che vanno controcorrente? Di Casini disse una volta Gianni Baget Bozzo : “ mi viene difficile imparentare Casini alla chiesa, è più parente di Caltagirone.” Gianni Baget Bozzo lo diceva ai tempi di Benedetto XVI, dei Teodem del Pd ,delle tante assenze di cattolici professionali dal dibattito pubblico suscitato da Ratzinger. Un dibattito che scandalizzava i Casini, quelli non vanno controcorrente. Oggi, con papa Francesco la responsabilità di cattolici è addirittura più forte di allora. La consapevolezza di essere minoranza è un dato acquisito, le sfide più dure e andare controcorrente una premessa per la rinascita.