Europee, i cattolici non possono voltarsi dall’altra parte

Non c'è alternativa a questo tentativo

Se le elezioni locali – regionali o comunali cambia poco – sono disciplinate prevalentemente da dinamiche e logiche riconducibili al singolo territorio, e’ indubbio che la prossima consultazione europea merita qualche attenzione in più. Soprattutto da parte dell’area culturale cattolico democratica e popolare che in questi ultimi mesi ha saputo dare vita ad un dibattito ricco e fecondo al suo interno. E non solo. Un dibattito che è frutto e conseguenza della sostanziale irrilevanza dei cattolici nella vita pubblica italiana in questi ultimi anni. Una assenza riconducibile, prevalentemente, al fallimento dei cosiddetti “partiti plurali” – nello specifico del Partito democratico di veltroniana memoria – da un lato e alla chiusura autoreferenziale del mondo cattolico italiano. Dilaniato al suo interno tra mille protagonismi personali e dalla volontà indomita di delegittimare chi ti è più vicino. In un clima del genere, che purtroppo prosegue tuttora forse in modo meno accentuato ed irresponsabile, era del tutto evidente che non poteva maturare alcuna vocazione seria alla politica e, soprattutto, nessuna possibilità di ridare fiato e voce ad una laica ma responsabile presenza politica dei cattolici democratici e popolari.

Ma adesso una nuova pagina si è aperta e si è aperta anche una nuova fase politica e storica. Ma il rinnovo del Parlamento europeo e’ dietro l’angolo. E nessuno, credo proprio nessuno, può rispondere a questa decisiva tornata elettorale con una semplice alzata di spalle.
Ora, a tutti è noto qual’e’ la geografia politica con cui si affronta questo voto. Siamo di fronte ad alcune direttrici di fondo. Da un lato il partito della sinistra italiana, un rinnovato Pds, a guida – molto probabilmente – Zingaretti. Affiancato da una lista radicale spacciata come fronte europeista e dal potenziale listone proposto dall’ex braccio destro di Montezemolo, Calenda. Fuorche’ il Pd/ Pds decida di nascondere il suo simbolo per motivi di convenienza elettorale del tutto comprensibili e allora tutto questo campo politico, alquanto composito e contraddittorio al suo interno, si riconoscerà nel “fronte repubblicano” proposto da Calenda. Il resto è testimonianza e furbizie elettorali. Vedremo.

Oltre ai 5 stelle, ci sarà la potente lista della Lega salviniana con il vento in poppa e in forte crescita politica ed elettorale; la presenza già annunciata di Berlusconi con la sua Forza Italia, Fratelli d’Italia e altre listarelle. Anche qui di sola testimonianza.
È evidente, credo a tutti, che in un contesto del genere l’area cattolica italiana continua ad essere politicamente orfana e priva di una vera rappresentanza politica. Fuorche’ si pensi che l’attuale Forza Italia e il suo leader sono gli eredi naturali del popolarismo sturziano di ispirazione cristiana o che l’ormai imminente Pd/Pds e’ l’interlocutore privilegiato delle istanze, delle sensibilità e delle proposte che arrivano dalla seppur composita e variegata area cattolica italiana. Per non parlare dei radicali, dell’alto borghese Calenda e via discorrendo.

Ecco perché, a partire dalle iniziative politiche, culturali e sociali che hanno attraversato l’intera area cattolica italiana in questi ultimi mesi, occorre lavorare e confrontarsi sino all’ultimo per organizzare una presenza elettorale – cioè una lista e non ancora un partito – che raccolga quella domanda di rappresentanza politica e che non sia, com’è ovvio e scontato, una sola presenza testimoniale e gregaria. Una lavoro che non può fermarsi di fronte ai personalismi e alla tentazione autoreferenziale che sta, purtroppo, caratterizzando ancora larga parte di quest’area culturale e sociale.

Non c’è alternativa a questo tentativo. Certo, le prossime consultazioni locali e nazionali ci vedranno presenti. Ma le europee sono adesso. E a questo appuntamento non si può e non si deve rispondere, lo ripeto, con una semplice alzata di spalle fingendo di impegnarsi per la formazione di coscienze, per il discernimento critico, per rafforzare il lievito cristiano nella società, per contribuire a ridare qualità alla futura classe dirigente e per alimentare cultura e coscienza civica. Tutti elementi importanti e decisivi per il futuro della nostra democrazia e anche per il futuro dei cattolici nella società italiana. Ma quello è il compito dell’Azione cattolica, dei movimenti ecclesiali e dei professionisti della testimonianza. La politica è un’altra cosa. Abita da un’altra parte e soprattutto ha altre regole. È bene rendersene conto prima che sia troppo tardi.