Pubblichiamo un estratto dell’editoriale che apre il numero di Aprile di “Aggiornamenti Sociali”, la rivista mensile dei Padri Gesuiti della Comunità di San Fedele (Milano}.

Nell’arco di poche settimane, il panorama politico del nostro Paese è cambiato in modo profondo e per alcuni versi inatteso. Ci ritroviamo a vivere una fase efficacemente sintetizzabile ricorrendo al concetto di “transizione”, che evoca un passaggio, voluto o subito, da una realtà nota a un avvenire prossimo, che non sempre si riesce a definire con precisione, ma di cui si individuano alcuni tratti fondamentali.

In questo scenario, la nascita del Governo Draghi – per le vicende che ne sono all’origine e le modalità in cui si è realizzata – costituisce senza dubbio la novità principale, senza rappresentare però un approdo. Si tratta piuttosto di un evento catalizzatore: è il frutto di una serie di dinamiche già in atto e il fattore che può facilitare ulteriori evoluzioni. Questa nuova fase è senza dubbio legata alla pandemia, ma sarebbe ingenuo pensare che nulla sarebbe cambiato senza la crisi sanitaria, con tutti i suoi risvolti socioeconomici. D’altra parte, i travagli di questa legislatura non sono recenti: basta pensare alle iniziali difficoltà a formare una maggioranza dopo le elezioni del 2018; o all’improvviso e repentino cambio di coalizione con il passaggio dal primo al secondo Governo Conte nell’agosto 2019. In questo caso, come in molti altri, la COVID-19 non ha fatto altro che rendere più visibili fenomeni già presenti e accelerarne gli sviluppi.

Ricorrere al concetto di transizione per leggere questo frangente storico implica assumere una precisa opzione di fondo. Al cuore di ogni transizione, in particolare quando si tratta di un processo assunto in modo pieno e non solo subito, vi è un mix prezioso tra la progettualità, ancorata in un sano realismo e attenta alla complessità del presente, e la capacità di sognare a occhi aperti, che rilancia verso mete desiderate, esplorando tutte le possibilità esistenti per spingersi fino ai limiti. Vivere una transizione significa fare una scommessa sul futuro: per questo genera passione ed entusiasmo, ma anche un inevitabile senso di vertigine e di paura, perché ci si spinge in un terreno ignoto, senza certezze sull’esito finale, sul percorso da compiere o sui mezzi migliori da impiegare.

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