Dunque, le parole d’ordine di quest’ultima stagione politica forte sono arrivate al capolinea. Non ne sono del tutto certo, ma forse ci sono oggi tutte le avvisaglie per chiudere definitivamente questa nefasta e grigia stagione politica. Ovvero, per capirci e senza giri di parole, potremmo riassumere questa stagione con alcuni luoghi comuni: tabula rasa del passato; azzeramento della vecchia classe dirigente o attraverso il “vaffa day” o con la “rottamazione”; l’ostentazione e il vanto del pressapochismo e dell’inesperienza al potere; la radicale assenza di cultura politica e di pensiero politico nell’orientare l’azione politica quotidiana; le parole d’ordine che sostituiscono i progetti e le proposte a lunga scadenza; e una classe dirigente priva di radicamento sociale e territoriale e del tutto estranea ai filoni culturali che hanno caratterizzato e accompagnato la crescita e il consolidamento della democrazia italiana. 

Ora, anche le recenti elezioni regionali, ma non solo, forse hanno contribuito a invertire questa triste e squallida rotta per intraprendere un cammino che non intende riportare indietro le lancette della storia ma che, molto più semplicemente, punta a ridare qualità, prestigio e autorevolezza alla politica italiana nel suo complesso. Una inversione di rotta che si può sintetizzare con due semplici parole: esperienza e competenza. Attorno a questi due semplici vocaboli può ripartire la “buona politica” e, di conseguenza, forse anche il buon governo. Perché la credibilità della politica non può solo e sempre essere il frutto della novità, della moda, del nulla e quindi dell’indistinto. Perché l’esaltazione dell’anno zero, cioè della cancellazione di tutto ciò che preesisteva alla tua esperienza, non può diventare la carta di identità per la buona politica. Dal “vaffa day” di Grillo alla “rottamazione” di renziana memoria, noi abbiamo conosciuto una stagione politica di violenza verbale della politica che, oltre ad introdurre la stagione dei partiti personali o del guru, ha ridotto la politica stessa a mero attacco personale e alla delegittimazione radicale e totale dell’avversario. Che nel frattempo era diventato il nemico da abbattere. Una deriva che ha invaso il campo della politica e che, purtroppo, ha contagiato orizzontalmente l’intera politica italiana. Altrochè il linguaggio dell’amore e il linguaggio dell’odio. Al di là della propaganda, è diventato sempre più difficile, oltreché impossibile, distinguere gli uni dagli altri. E la controprova è che le accuse sono reciproche perché, su questo versante, c’è sempre più un pensiero unico che accomuna tutti. 

Ecco perché il pallido ritorno all’orizzonte della competenza da un lato e dell’esperienza dall’altro, possono contribuire in modo decisivo e potente al rinnovamento della politica. Quello serio, però, e non quello che nega la politica alla radice a vantaggio della sola novità e della moda corrente. Che poi si è tradotto, come abbiamo potuto puntualmente constatare, in un mero e spietato disegno di potere. Perché il ritorno della esperienza e della competenza favorisce anche un potenziale ritorno dei partiti popolari, organizzati e realmente democratici al suo interno. E, accanto ai partiti, anche la valorizzazione di quella classe dirigente che è riconducibile agli amministratori locali che restano un vero e proprio giacimento culturale, ideale, amministrativo ricco di competenza e di esperienza, a stretto contatto con la pubblica opinione e con i cittadini con cui quotidianamente dialogano e si confrontano. E proprio le recenti elezioni regionali, a prescindere dal colore politico, hanno invertito timidamente questa rotta. Su questa strada occorre continuare e non si può deflettere. Perché è proprio su questo versante che si gioca il futuro della nostra democrazia e non solo la credibilità della politica. E’ su questo versante che si gioca la credibilità delle nostre istituzioni democratiche e, buon ultimo, anche la serietà, la preparazione e la competenza della nostra classe dirigente. A tutti i livelli. Locale e azionale. Ne avevamo bisogno. Contro le mode e al di là delle convenienze del momento.