Articolo pubblicato sulle pagine dell’Osservatore Romano a firma di Marcelo Figueroa

Il 24 agosto ricorrono 121 anni dalla nascita di Jorge Luis Borges, indubbiamente uno degli scrittori argentini più importanti e prolifici della letteratura universale. Molto è stato scritto sull’influenza che la religione ha avuto sulla sua opera, il che emerge chiaramente già in numerosi racconti come I teologiIl Vangelo secondo Marco o Il libro di sabbia, dove appare quello che a suo tempo veniva chiamato “colpotor”, in questo caso un presbiteriano della Società Biblica che gli offre una Bibbia dicendogli che si tratta di un «libro infinito». Sebbene lo stesso Borges si sia definito agnostico, è importante, anche se poco nota, l’influenza dei suoi antenati protestanti nella sua vita e nella sua opera letteraria.

Secondo lo storico Martín Hadis, Jorge Luis Borges discendeva dagli Haslam – una famiglia britannica – da cui ricevette l’eredità intellettuale e anche il tipo di cristianesimo che praticavano, il che lasciò una forte impronta sulla sua persona e sui suoi scritti. Gli Haslam si erano avventurati nel metodismo e nell’anglicanismo, senza però mai abbandonare le loro radici calviniste. Per questo Borges nelle questioni religiose s’identifica con la nonna protestante. Lui stesso lo racconta: «Mia madre è una cattolica fervente, mio padre, come tutti i signori della sua epoca, da questo e dall’altro lato del Plata, era un libero pensatore. La mia nonna inglese, che era molto religiosa, conosceva la Bibbia a memoria: le citavi un versetto qualsiasi e lei diceva: “Sì, Levitico, tale libro e tale versetto”. E continuava a recitarlo. Oppure: “Libro di Giobbe, versetto tale”. Ebbene, io sono cresciuto in questo ambiente contraddittorio, cattolico, protestante, libero pensatore e anarchista. Eppure, tutti ci volevamo bene e andavamo d’accordo».

In modo analogo, Norman Thomas Di Giovanni, che lavorò insieme a Borges come traduttore, parlando di lui disse: «La religione è una delle cose che lo distinguono dagli altri intellettuali latinoamericani. Sebbene sua madre sia cattolica devota e suo padre sia stato ateo, Borges era protestante nell’animo. Una volta, lo scorso anno, mentre lavoravamo alla sua autobiografia, ho scritto la frase: “Come protestante amateur quale sono…”, e Borges ha esclamato compiaciuto: “Proprio così! Proprio così!”».

Anche se è vero che Jorge Luis Borges non ha mai praticato la fede cristiana né alcun’altra fede, in varie occasioni ha ribadito di essere cresciuto ascoltando dalla nonna i testi della Bibbia nella versione inglese antica, il che ha altresì influito sul suo interesse per le lingue pre-anglosassoni. In uno dei suoi ultimi discorsi pronunciati in inglese all’università di Harvard durante l’anno accademico 1967-1968, dissertando sull’importanza della letteralità linguistica nelle traduzioni poetiche, ha affermato: «Qual è stata l’origine delle traduzioni letterali? Non credo che siano nate dall’erudizione; non credo che siano nate dallo scrupolo. Credo che abbiano avuto un’origine teologica. Quando si decise di tradurre la Bibbia la questione che si pose fu molto diversa, poiché si riteneva che la Bibbia fosse stata scritta dallo Spirito Santo. Quando pensiamo allo Spirito Santo, quando pensiamo all’infinita intelligenza di Dio impegnata in un compito letterario, non possiamo concepire elementi casuali – elementi aleatori – nella sua opera. No. Se Dio scrive un libro, se Dio accondiscende alla letteratura, allora ogni parola, ogni lettera, come dicono i cabalisti, deve essere stata meditata a fondo. E potrebbe essere una blasfemia manipolare il testo scritto da un’intelligenza infinita ed eterna. Credo perciò che l’idea di una traduzione letterale nasca con le traduzioni della Bibbia».

Comunque sia stato Jorge Luis Borges nell’intimità della sua vita spirituale, l’influenza della fede protestante, e soprattutto della recita dei testi biblici da parte della nonna, ha formato in questo straordinario scrittore un sostrato trascendente che è poi affiorato nella sua opera e nei suoi discorsi.