Gli errori del segretario alla Salute e ai servizi umani degli Stati Uniti, Alex Azar, avrebbero ritardato la risposta del governo federale Usa alla pandemia di coronavirus. Lo scrive il quotidiano “Wall Street Journal”.

Lo scorso 29 gennaio, ad esempio, Trump si era già attivato per tentare di arginare i contagi, decretando il blocco dei voli in arrivo dalla Cina: proprio quel giorno, però, Azar rassicurò l’inquilino della Casa Bianca, affermando che nel paese il virus era “sotto controllo”, e che nessun governo statunitense aveva mai reagito ad una crisi sanitaria con una migliore mobilitazione inter-agenzia.

Azar avrebbe anche interrotto il direttore dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), Robert Redfield, durante un incontro tra funzionari governativi sull’organizzazione dei test diagnostici, assicurando a Trump che l’apparato sanitario nazionale si era mosso in tale senso con una velocità senza precedenti, e che “oltre un milione di test” sarebbero stati disponibili nell’arco di poche settimane.

Tale promessa – scrive il “Wall Street Journal” – venne però disattesa: i Cdc avviarono effettivamente la distribuzione dei test diagnostici ai laboratori nazionali, ma dovettero sospenderla dopo la scoperta di un difetto.

Di fronte alle critiche  Azar reagì accusando Redfield di avergli “mentito”. Solo sei settimane dopo e dopo aver esautorato Azar, il governo federale Usa proclamò lo stato di emergenza nazionale, ed illustrò le linee guida per la chiusura del paese a fini di prevenzione sanitaria.