Sembra che il parto sia a un passo dal verificarsi. Un travaglio, tutto sommato, meno tormentato rispetto a quello che si pensava. Nel corso di due giorni, come fosse capitato una sorta di miracolo, la stragrande maggioranza delle forze politiche Parlamentari si sono orientate a stare sotto lo stesso tetto.

Draghi ha tracciato il confine e, forse tranne la Meloni, FdI, tutti gli altri, almeno da quanto si è visto fino a oggi, sono proiettati a soggiornare all’interno di quel tracciato.

A dir il vero, almeno per me, la vicenda è positiva. Il Paese, correndo un serio pericolo sul piano sanitario e conseguentemente economico, aspirava a trovare una granitica stabilità, al fine di scrollarsi di dosso le incertezze che mai avrebbero fronteggiato con la necessaria abilità e difficoltà ricordate.

Ci sono alcuni problemi. Facili a immaginarsi. In primis, mettere assieme e soprattutto tenere assieme chi naturalmente sembra essere l’uno l’opposto dell’altro; in seconda battuta, si tratta di capire se prevarrà l’idea di una stabilità a tempo o a raggio Costituzionale. A tempo, se nel 2022, dopo l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, si andrà alle urne; a raggio Costituzionale, se s’intenda portare a termine la legislatura e chiudere la saracinesca nel 2023.

Non sono problemi leggeri. Anzi, toccando altri problemi che non elenco, ma che voi prontamente immaginate, metteranno in mostra le presunte abilità del Presidente incaricato, Mario Draghi. L’ex “banchiere” dovrà torcere molto filo. Sicuramente lo farà con la pazienza e la saggezza che avrà acquisito nel corso di una lunga esperienza nei punti caldi dell’economia italiana ed europea.

C’è da augurarsi che, alle naturali tendenze di ciascuna parte politica volte a marcar più il proprio singolo interesse che ad un universale bene comune, Mario sappia ammutolire quelle spinte individualistiche insite in ogni segmento della futura maggioranza.

In questo panorama, bisogna sottolineare l’auto esclusione del partito di Giorgia Meloni; FdI, non ha nascosto il suo togliersi dalla partita. Avrà fatto bene i suoi calcoli? Forse si e forse no. Sicuramente di contrarietà il nostro Paese ne sa qualcosa, e la Segretaria confiderà che quel rivolo possa gonfiare il suo consenso; ma, in questo panorama richiedente responsabilità e prese di posizione diretta, stare fuori, potrebbe essere una sorta di ignavia politica, inerzia, certamente non apprezzabile nel contesto storico in cui viviamo.

Mancano ancora due giorni per giungere al compimento dell’opera. Abbiamo alcuni abbozzi, a dir il vero piuttosto sicuri, ma il dunque, il fisso, la sostanza, deve essere ancora svelata. Perché non è senz’altro secondaria la nomina dei Ministri che Draghi dovrà presentare al Presidente della Repubblica. Chi saranno costoro? Ed è offrendo la risposta a questo quesito che capiremo meglio quale sia la serietà e la portata dell’operazione in atto condotta da Mario Draghi.