È proprio da stupidi pensare che la restante parte del mare non sia salata quanto lo è questo sorso di fine ottobre. Non serve essere dei raffinati matematici o degli scienziati per capire che le percentuali non cambiano tra la goccia di mare, un secchio di mare e un golfo di mare. Tanto vale nel primo, come nel secondo, come nel terzo e lascio voi a pensare anche ai successivi.

Questa randellata è vero che si sente direttamente sulla testa del centro sinistra Umbro, ma ditemi voi, credete forse che il dolore non lo senta un calabrese del Pd e dei 5Stelle, un lombardo e un laziale? Certo, il dolore sarà inferiore, ma il senso è lo stesso. E il senso è la percentuale. Allo stato attuale, questo Paese è piegato all’insegna di Matteo Salvini. Checché ne dicano i suoi avversari.

È quindi legittima la sua pretesa di estendere il confronto immediatamente a livello Nazionale?

No.

La spiegazione è semplicissima: in una democrazia Parlamentare, retta sul diritto Costituzionale e sul diritto positivo, non si può fare di ogni erba un fascio, perché ogni espressione elettiva va semplicemente ricondotta alla sua natura.

L’elezione del 2018, a meno che non ci sia una maggioranza Parlamentare, resta in sella fino a scadenza naturale. Quindi, come in questo caso, anche capitasse un nubifragio senza pietà, quel nubifragio resterà confinato per la funzione che lo ha visto manifestarsi. Le elezioni Umbre, sono elezioni Umbre.

Questo, forse significa che Giuseppe Conte e la sua congrega possono sentirsi protetti dalle norme costituzionali?

No.

In questo momento, il Paese reale, quello che pulsa quotidianamente tra piazze, scuole, edifici pubblici, fabbriche, officine, università, ha girato le spalle al Governo in sella da un mese e mezzo.

Siamo quindi di fronte a un bel conflitto, conflitto tra forma e sostanza. A parer mio, nelle democrazie va sempre salvaguardata la forma. Anzi, la forma è sostanza in democrazia. Ciò nonostante l’indebolimento concreto del governo giallo-rosa è violentemente marcato dal voto di ieri.

Ne esce, pertanto, un’Italia ancora più indebolita. L’equazione ad esponenti elevati che ne disegna le sorti, sembra ulteriormente complicarsi. I terremoti non smettono di solcare questo nostro caro Paese.

Rammento ancora il ceffone ricevuto dal candidato del centro sinistra in Friuli Venezia Giulia. Più o meno siamo allo stesso livello di quello che è capitato a Perugia. Con l’attenuante per quest’ultimo di essere stato scelto in quatto e quattr’otto dalla sfera della società civile; in sostanza, privo di qualsiasi connotato politico. A differenza di quello che capitava a Trieste, un anno e mezzo fa, in cui il candidato Sergio Bolzonello aveva le spalle robuste per essere stato per due mandati Sindaco di Pordenone e per una legislatura vice Presidente regionale, governo retto dalla Serracchiani.

Altre musiche, non proprio conosciute, sembrano prendersi la scena in questa stagione politica, inviteranno i politici a nuove giravolte e forse chissà anche a qualche passo più ardito e probabilmente liberante. Comunque sia, per quelli come me, c’è sempre tanto a cui attingere per riempire queste brevi pagine che affido alla vostra gentile lettura.